Barberino Tavarnelle
Tra i prodotti agroalimentari toscani più celebrati, amato da chef e ristoratori di tutto il mondo, spicca l’olio extravergine di oliva.
Nata nel 1998, l’indicazione geografica protetta, Toscano Igp, racchiude una molteplicità di aromi e sapori che varia a seconda delle zone di provenienza del prodotto.
Esistono poi ulteriori specifiche denominazioni di origine protetta (Dop), che si riferiscono a piccole aree coltivate capaci di regalare un olio extravergine di oliva particolarmente riconoscibile, di altissima qualità.
Adagiati tra i paesaggi incantati della via Cassia, che collega Firenze alle Terre di Siena e oltre, fino a Roma, molti degli uliveti che ricadono nel territorio di Barberino Tavarnelle appartengono alla Dop Chianti Classico. A fianco ai famosi vigneti, agli alberi di castagno e alle querce tipiche di quest’area, crescono nel Chianti varietà di olive di cultivar Frantoio, Moraiolo, Leccino e Correggiolo, che regalano un olio fruttato, con aromi di carciofo ed erba fresca.
Approfondendo il passato di Barberino Tavarnelle, si scopre che questo toponimo esiste dal 2019, in seguito alla fusione di due precedenti amministrazioni comunali: Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa.
Il nucleo antico, di forma ellittica, di Barberino Val d’Elsa è esteso su un’altura, cinta da fortificazioni medievali che si aprono all’estremità settentrionale e meridionale in due porte di accesso: la porta fiorentina e la porta senese, e i due varchi non potevano chiamarsi altrimenti, viste le direzioni geografiche verso cui tendono.
Tra le vie del paese, meritano uno sguardo approfondito la Pieve di S. Bartolomeo, la cui terrazza offre uno splendido panorama sul paesaggio toscano, e la facciata del Palazzo pretorio, adorna di antichi stemmi. Nello Spedale dei pellegrini, a breve distanza, trovavano ristoro e protezione i viandanti diretti a Roma.
Bisogna spostarsi verso sud per scorgere l’antichissima Pieve romanica di S. Appiano, intitolata al santo che, secondo la tradizione, completò l’evangelizzazione di questo territorio.
Per visitare la Badia di Passignano si deve invece tornare sui propri passi in direzione di Firenze. Immersa in un paesaggio profumato da vigneti chiantigiani, cipressi e querce, questa grande abbazia è uno scrigno di arte e storia medievale: particolarmente noto tra gli storici dell’arte è il refettorio del monastero, abbellito da un vasto affresco dell’Ultima Cena, realizzato nel 1476 da Domenico e Davide Ghirlandaio.
Vicopisano
Seconda tappa di questo itinerario alla scoperta dell’olio toscano è Vicopisano, una piccola località sulle sponde del fiume Arno che, dopo aver bagnato le rive del centro storico di Firenze, passa di qui in direzione di Pisa e del mar Tirreno, termine del suo percorso.
È proprio l’acqua ad aver fatto le fortune commerciali di Vicopisano dato che, oltre a unire la costa e il contado fiorentino tramite l’Arno, questo territorio è attraversato anche da un canale artificiale, il cosiddetto canale imperiale, che scorre verso nord in direzione di Altopascio, in provincia di Lucca.
Tutt’attorno ai due principali corsi d’acqua si aprono splendidi panorami sul paesaggio agricolo dei Monti Pisani. Si tratta di una sottozona dell’olio Toscano Igp da cui proviene un olio extravergine di oliva dal sapore piccante e leggermente amarognolo, prevalentemente di cultivar Frantoio, Leccino e Moraiolo, ideale per accompagnare una fetta di pane toscano.
In autunno, in occasione della raccolta delle olive, centinaia di persone portano i frutti appena colti a mano al frantoio di Vicopisano, dopo aver passato intere giornate in piedi sui bucolici terrazzamenti che dominano l’abitato. Quello dei Monti Pisani è un paesaggio modellato armoniosamente dall’uomo, da esplorare lentamente seguendo i suoi sentieri a piedi, in bici o a cavallo.
Tra i chiassi, tipici viottoli del centro storico, si ritrovano i segni più tangibili e affascinanti del passato di Vicopisano, specialmente quando la festa medievale invade ogni primo weekend di settembre le vie del paese con spettacoli di rievocazione storica, giochi di piazza e mercatini di artigianato tipico.
Per circa due secoli, a partire dal Duecento, il borgo fortificato fu utilizzato come postazione militare dalla Repubblica marinara di Pisa per difendersi dagli attacchi provenienti dall’entroterra.
Nel 1406 Vicopisano passò poi in mano ai fiorentini, che affidarono al loro architetto di punta, Filippo Brunelleschi, futuro progettista della cupola della cattedrale di S. Maria del Fiore, il rafforzamento della rocca cittadina che, ancora oggi, prende il nome di Rocca del Brunelleschi.
Prima di lasciare Vicopisano, non può mancare una visita alla Pieve di S. Maria, ai piedi del centro storico, leggermente spostata rispetto alle mura medievali: si tratta di una piccola chiesa in stile romanico, decorata con affreschi duecenteschi e arricchita da un raffinato gruppo di sculture di legno.
Montecarlo
A soli quindici chilometri a est delle mura rinascimentali di Lucca sorge Montecarlo, un antico borgo collinare incastonato tra i vigneti e gli uliveti, coltivazioni che sono parte integrante del paesaggio della Lucchesia fin dall’antichità.
Così come quella del Chianti Classico, anche quella dell’olio extravergine di oliva di Lucca è una denominazione di origine protetta. Il Lucca Dop si ottiene prevalentemente da olive di varietà Frantoio e Leccino e ha un retrogusto dolce, fresco e piacevole.
Le vicende storiche dell’insediamento di Montecarlo sono strettamente legate allo sviluppo della sua cittadella fortificata. Il borgo assunse per la prima volta un ruolo preminente nella difesa dei confini orientali della Lucchesia quando, nei primi anni del Trecento, il territorio passò in mano a Giovanni I, un sovrano nordeuropeo, re di Boemia ma di origine lussemburghese.
L’origine del toponimo Montecarlo risale a quando i cittadini di quest’area collinare scelsero di dedicare il nome del borgo al figlio di Giovanni I, Carlo, che sarebbe diventato nel 1355 imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Carlo IV di Lussemburgo.
In riconoscenza di questo gesto di rispetto e devozione, i nuovi padroni ingrandirono le postazioni difensive di Montecarlo con torri e mura possenti, rafforzate più tardi anche dalla famiglia fiorentina dei Medici, durante il Cinquecento. All’interno della cittadella murata spuntarono nuovi palazzi dell’aristocrazia locale, affiancati dalle piazzette e i viottoli pittoreschi che fanno ancora oggi di Montecarlo una destinazione sorprendente e inaspettata.
Poche sezioni restano in piedi dell’enorme struttura militare di un tempo, visitabili all’interno del complesso della Fortezza di Montecarlo. Tra le vie del centro storico si svelano poi una Parrocchiale intitolata a S. Andrea e la prestigiosa sede del Teatro dei Rassicurati, utilizzata per spettacoli e rappresentazioni. Era il 1795 quando si decise di dotare Montecarlo di una piccola sala dedicata alla lirica, riccamente decorata nei suoi interni, ancora oggi fiore all’occhiello della vita culturale di questo borgo toscano.