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Oltre alle coste pittoresche, l’Italia è nota anche per le sue isole. Dal mare limpido delle Isole Tremiti alle scogliere rocciose di Capri, sono tante le isole italiane da visitare perché offrono una vasta gamma di paesaggi e scenari. Vere e proprie oasi con una storia unica e una cultura tutta da scoprire.
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Laghi
Isola del Garda

Isola del Garda

Vivere in una favola nel giardino di Isola del Garda Nell’antichità, uno spaventoso cataclisma staccò una porzione di terraferma, lasciandola galleggiare sulle acque. Nasce così Isola del Garda, un luogo incantato sulla sponda bresciana del lago omonimo, aperto ai turisti per visite guidate e interessanti esperienze. Sono transitati da qui San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio da Padova e Dante Alighieri. Proprietà della famiglia Cavazza, che curano la residenza e il parco con amore e dedizione, è una gemma verde del lago. Preziosa e unica. Natura incontaminata Lo sbarco avviene nel profumo intenso di cedri e limoni. L’aria è tersa e il particolare microclima concede giornate miti per molti mesi all’anno. Non appena si approda su questo scenografico scoglio verdeggiante che è l’Isola del Garda, sono i cipressi secolari a colpire. Maestosi, fanno da degna cornice alla splendida villa in stile neogotico veneziano, eretta ai primi del 900 su progetto dell’architetto Luigi Rovelli. Ai suoi piedi, terrazze e giardini digradano verso le acque placide e cristalline del lago. Il grande parco è un’assoluta meraviglia in ogni angolo, frutto com’è di cure infinite e di ricerche lungo i secoli. Dal punto di vista progettuale, tutto il parco è stato concepito per essere ammirato dall’acqua, a mano a mano che ci si avvicina a bordo delle imbarcazioni. Sulla terrazza centrale il giardino è in stile classico italiano, mentre in quello che in passato era l’orto frutteto, organizzato sulla terrazza inferiore, si estende un giardino all’inglese. Vi prosperano kaki, limoni, peri, melograni, arance, pompelmi, fichi d’India, giuggiole e capperi. In un’altra area svettano le palme delle Isole Canarie. Rose e bouganville fanno esplodere i colori. Querce, pioppi e pini sono grandiosi. Miti e magia Non è soltanto lo straordinario contesto naturale ad ammaliare, perché il parco di Isola del Garda riserva altre sorprese. Le siepi sono modellate in modo da rappresentare varie figure, in giochi di geometrie, compresa la riproduzione dello stemma della famiglia De Ferrari, che per prima diede vita al giardino. Mentre si passeggia, si incontrano inoltre misteriose presenze, a metà tra l’umano e il mitologico. Li chiamano “i custodi del giardino” e sono sculture in legno create dall’artista Gianluigi Zambelli. C’è un ragazzino seduto su una panchina, che osserva pensieroso una crisalide: sta per schiudersi e all’interno si intravede il bel volto di una fanciulla. C’è una libellula che affiora da un laghetto, c’è un cavallo che spunta dal verde. Poi faune, ninfe e spiritelli, a popolare una fiaba che è pura realtà. Sua maestà l’oliva Per il clima e la posizione geografica favorevoli, il Lago di Garda costituisce l’habitat ideale per la coltivazione delle olive. Questo Isolotto non fa eccezione e vanta 50 varietà di cultivar, alcune delle quali risalenti ai tempi degli antichi romani. Tra le varietà spiccano Leccino, Frantoio, Pendolino, Casaliva e Gargnà. I proprietari, con la loro Azienda Agricola Borghese Cavazza, ne traggono diverse tipologie di Olio Garda DOP di eccellente qualità. Leggero e con note fruttate, è un ingrediente fondamentale della cucina del territorio. A questo proposito, vale la pena suggerire un piccolo, irrinunciabile rito, poesia per il palato nella sua semplicità: per assaporare tutti gli aromi che sprigiona, l’olio va gustato su una bruschetta. Acquistabili anche altri prodotti, ugualmente “figli” del parco: liquori di limoni e cosmetici a base di olio extravergine d’oliva. Una gita, tante possibilità La visita guidata all’Isola del Garda, che comprende il parco e la Villa, è già un’esperienza notevole in sé. In alcune date dell’anno, tuttavia, si può abbinare una degustazione dei vini locali, rinomati al pari dell’olio. Oppure si può optare per una straordinaria osservazione della volta celeste, quando piovono le stelle, nei giorni che vanno dal 10 agosto, la notte di san Lorenzo, al 14 dello stesso mese. Se invece è l’acqua ad attrarvi, cogliete al volo la seguente possibilità: una crociera su un veliero.
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Stromboli - Isole Eolie, Sicilia

Stromboli

Stromboli, viaggio ai piedi del vulcano per un pieno relax Se pianificate una vacanza sull’incantevole isola di Stromboli, la più settentrionale dell’arcipelago delle Eolie, Patrimonio dell’Umanità secondo l’Unesco, tra Panarea e la costa calabrese, mettete in conto sempre una presenza in più: quella del vulcano, uno tra i più attivi e irrequieti, forse unico al mondo, per le sue tre bocche in perpetua attività esplosiva. Camminare sulla “pelle” del gigante Gli abitanti lo chiamano Iddu, in siciliano esso: per via delle sue fiammate, che si ripetono a intervalli di circa 15-20 minuti, e per il mugugno perpetuo dei suoi botti e le periodiche escandescenze, incute un rispettoso timore. Di certo non lo si può ignorare, anche perché Stromboli è il vulcano: immerso sotto la superficie del mare per i due terzi, sul suo dorso l’uomo ha costruito nel tempo insediamenti e vita sociale, da millenni continuiamo a calpestare la sua pelle sensibile, forse stuzzicandolo un po’. Staccare la spina a contatto con la natura L’isola è divisa in frazioni, quasi tutte raggruppate sul versante nord-orientale, dove troverete anche le principali spiagge: Scari, Piscità, San Vincenzo, Ficogrande e il centro abitato di Stromboli. Sul versante opposto si trova invece, isolata e raggiungibile solo via mare, Ginostra, un suggestivo anfiteatro di casupole arroccate sulla roccia: un tempo era soltanto borgo di pescatori, ora è meta di un turismo esclusivo e piuttosto spartano. La prima cosa da ricordare, prima di pianificare una vacanza qui, è che a Stromboli lo sbarco di mezzi a motore è consentito solo ai residenti e non esistono trasporti pubblici, anche perché bastano una ventina di minuti a piedi per percorrere l'abitato da un’estremità all’altra e ci sono parecchi taxi elettrici che, a prezzi modici, vi porteranno a destinazione lungo l’unico chilometro di strada asfaltata. Non avrete occasione di rammaricarvene, anzi: la scarsità di mezzi a motore circolanti vi regalerà la piacevole sensazione di essere davvero in vacanza. Una notte davvero buia, per contare tutte le stelle L’altro aspetto che dovete assolutamente mettere in conto è che sull’isola non esiste illuminazione pubblica, vi consigliamo quindi di portarvi sempre dietro una torcia quando uscite la sera. In compenso, la quasi totale oscurità della notte regala una straordinaria brillantezza alle volte stellate sopra Stromboli, per la gioia di ogni astrofilo e di sicuro dei più romantici tra voi. Sull’isola manca anche una sorgente di acqua potabile, che viene trasportata qui tramite una nave cisterna una volta alla settimana in inverno e tre in estate. In marcia, si fa sera! A Stromboli, l’ora del tramonto, quando in tutte le località balneari ci si prepara per il rito sociale dell'aperitivo, rappresenta anche il momento ideale in cui affrontare alcune delle principali escursioni: se siete equipaggiati in modo adeguato, in buone condizioni di salute e tassativamente accompagnati da una guida autorizzata, potrete risalire con un trekking il dorso del vulcano, raggiungere il pizzo, a quota 900 metri, e ammirare, a distanza di sicurezza, l’attività esplosiva dei crateri. Ricordate che a Stromboli un cambio di programma è sempre dietro l’angolo: talvolta, a causa delle condizioni del vulcano, le comitive non possono partire o sono costrette a fermarsi a metà percorso. Sempre all'imbrunire, da Scari potrete imbarcarvi per raggiungere la sciara del Fuoco, il ripido pendio formato da lava, scorie incandescenti e lapilli che dal cratere dello Stromboli scende fino al mare, e assistere, dall’acqua, all’incredibile spettacolo della lingua di fuoco che infiamma il dorso della montagna. Le spiagge nere, gioiello del litorale di Stromboli Le giornate, almeno d’estate, sono di solito consacrate all’attività balneare. Gran parte delle coste di Stromboli sono percorse da alte scogliere. Le principali spiagge, quasi tutte di sabbia nera e scintillante, si trovano lungo il tratto di costa che va da Ficogrande a La Petrazza. Una raccomandazione su tutte: se ci tenete, evitate i costumi di colore chiaro. Piacere, Strombolicchio! Con una passeggiata a piedi di una decina di minuti dallo sbarco degli aliscafi, si raggiunge la spiaggia di Ficogrande, una caletta di sabbia e rocce vulcaniche. La palma di spiaggia più bella dell’isola la detiene però Forgia Vecchia, una distesa piuttosto selvaggia di ciottoli neri, levigati dall’acqua e dal vento: la si raggiunge via terra attraverso un sentiero dalla vicina spiaggia di Scari, sotto San Vincenzo, frazione affacciata sullo Strombolicchio, simbolo e mascotte dell’isola. Secondo le leggende, questo isolotto vulcanico, fratello minore di Iddu, sarebbe il tappo di un vulcano scagliato in mare durante un’eruzione: da qualche anno è diventato un Parco naturale sottoposto a tutela: il faro che lo sormonta, un tempo alimentato a gas, è ora autosufficiente al 100% grazie a un dispositivo a energia rinnovabile.
Isole
Lipari - Isole Eolie, Sicilia

Lipari

Lipari la dolce, la più placida delle isole Eolie Con i suoi 37 chilometri quadrati, Lipari è la più grande tra le isole Eolie, Patrimonio dell’Umanità per chiunque sia passato da qui e, dal 2000, anche per l’UNESCO. Centro amministrativo ed economico dell’intero arcipelago siciliano è la meno “vulcanica” tra le sue 7 isole, come attestano le debole attività idrotermale e di fumarole nella sua parte occidentale. Di sicuro però, prendete nota, è quella che meglio armonizza il selvaggio fascino eoliano con la comodità dei collegamenti e dei servizi. La movida serale e il flow autentico delle contrade L’area urbana si estende tra i bar e i ristoranti affacciati sulla bella piazza di Sant’Onofrio, meglio nota come Marina Corta e via Francesco Crispi, chiamata Marina Lunga: in mezzo, da maggio fino a ottobre, si concentrano la sera lo struscio e la movida dei locali. Il resto dell’isola è ben collegato al centro da una rete di strade asfaltate, ma se volete davvero entrare nel suo flow di profumi, suoni e panorami e assaporare un po’ di quella placida dolcezza cui allude il suo nome greco, Meligunis, vi consigliamo di girare Lipari in bici o di percorrerla a piedi, bighellonando tra i muri a secco delle sue contrade: Canneto, Acquacalda, Quattropani. Come sul set di un film Se oltre alla vita da spiaggia avete in animo di approfondire la cultura e la storia di Lipari, il consiglio è quello di visitare mete e monumenti con la luce del tramonto, quando l’aria è più fresca e le strade si animano. Tappa d’obbligo è il Chiostro de normanni, parte del primo monastero benedettino costruito in Sicilia per volere del re Ruggero II, così ben conservato e suggestivo che vi sembrerà di stare sul set di un film in costume. Altrettanto scenografica è la possente struttura del Castello, una vera e propria acropoli, che sorge su un promontorio abitato dal neolitico. La cinta muraria racchiude idealmente il centro storico: nella cittadella fortificata, paradiso degli archeologi, ogni anfratto in cui sosterete racconta una pagina di storia: sarà come ripercorrere dal vivo il lungo elenco delle dominazioni che qui si sono avvicendate, lasciando un’indelebile impronta. Per approfondire, avventuratevi tra le cinquanta sale del Museo archeologico regionale, uno dei più prestigiosi del Mediterraneo. Il pollice di Bartolomeo Se siete invece appassionati di reliquie, fate tappa, sempre all’interno del Castello, nella Cattedrale, dedicata a San Bartolomeo, patrono di tutto l’arcipelago: la chiesa custodisce ancora il “sacro pollice” del santo, l’unico frammento misteriosamente scampato al trafugamento del corpo dell'apostolo, nell'833, a opera dei beneventani. Ora il dito “riposa” in una teca d'argento a forma di braccio benedicente, esposta in occasione delle festività in onore del santo. Caccia al belvedere Ai collezionisti di vedute, consigliamo invece di lustrarsi gli occhi lungo i punti più panoramici di Lipari, a partire proprio dal promontorio dell’acropoli. Vale una foto ricordo, e magari anche un romantico selfie tra cielo e mare, l’orizzonte contemplato dal Belvedere Quattrocchi, sullo sfondo dei faraglioni di Pietra lunga e Pietra Menalda. Fa invece pensare alle Cicladi il panorama che si gode dalla chiesa della Madonna della Catena, nella frazione di Quattropani, un santuario piccolo e intonacato di bianco in stile dorico, a strapiombo sul mare. Vale infine una scarpinata, il cosiddetto "Semaforo", l'Osservatorio geofisico che ha trovato sede all'interno di un semaforo in disuso della Regia Marina, da cui vi sembrerà di toccare con un dito sia faraglioni che l’isola di Vulcano. Voglia di trekking… anzi di scekking Se invece inseguite l’anima selvaggia dell’isola, tra i sentieri di trekking più interessanti segnaliamo quello, piuttosto impegnativo, che dalle cave di caolino conduce alle terme di San Calogero, lungo le fumarole di zolfo, un parco geominerario, fino allo stabilimento ottocentesco delle terme riconvertite in museo, costruite su una delle più antiche fonti termali conosciute: accanto alle sue vasche, di epoca ellenistica, si trova un monumento funebre di origine micenea. Ma l’esperienza più tipica che potete fare lungo questi sentieri è quella dello scekking, ovvero il trekking a dorso d’asino, scecco in siciliano, proposta dalle guide ambientali di Lipari: un modo originale per riqualificare gli antichi inquilini dell’isola in chiave turistica, ora promossi ad accompagnatori per itinerari slow, articolati in appetitose tappe in cui degustare i prodotti locali. Le spiagge: a ciascuno la sua pietra Bianchissime e sabbiose oppure vulcaniche e rocciose: le coste e le spiagge di Lipari soddisfano le esigenze di ogni bagnante. Basta decidere su quale pietra stendersi. Tutto il litorale a nord-est è ricoperto dall’abbagliante rena bianca proveniente dalle cave di pomice e ossidiana che scendono fino al mare: da Spiaggia bianca, raggiungibile con una ripida scalinata di maioliche, a White beach, stabilimento più mondano ed esclusivo, a cui si arriva solo via mare. Se preferite invece lidi liberi e appartati, fate rotta verso le spiagge di Pietraliscia o Porticello, oppure alla Secca della Forbice, in località Cappero, molto amata dalla gente del posto.
Mare
Spiaggia Tonnara

Spiaggia Tonnara

La Spiaggia della Tonnara, perla della Riserva di Vendicari Un’oasi naturale, un territorio vergine baciato dalla macchia mediterranea e affacciato su un tratto di costa spettacolare. È la Riserva di Vendicari, area tutelata della Sicilia orientale che regala al visitatore una ricchezza di splendidi panorami. Si percorrono sentieri che terminano in visioni di spiagge da sogno lambite da acque cristalline. Prima tra tutte, la Spiaggia della Tonnara. I cangianti riflessi del mare Sui 13 chilometri di costa della riserva spicca, nella parte meridionale, la Spiaggia della Tonnara, un lungo litorale sabbioso con alcuni scenografici scogli. Il fondale è basso e digrada con dolcezza, dunque dovrete camminare un po’ prima di arrivare nel punto in cui potervi finalmente tuffarvi. L’acqua ha sfumature dal verde al turchese, dall’azzurro a un blu che sfida il cielo in bellezza. A catturare la vostra attenzione sarà anche la ricchezza della flora marina, qui caratterizzata da vaste praterie di Poseidonia, le piante acquatiche presenti sia sulla spiaggia che nei primissimi metri di fondale. La tradizione delle tonnare Di fronte alla spiaggia c’è l’isolotto di Vendicari, lungo il litorale la Torre Sveva e i resti dell’antica tonnara con i suoi reperti di “archeologia della pesca”. Perché la Sicilia vanta un’antichissima tradizione di cattura e lavorazione del tonno, che ha dato vita a queste affascinanti strutture. La Tonnara di Vendicari, detta anche Bafutu, lambisce l’acqua e oggi ne possiamo apprezzare i ruderi, restaurati di recente. Si estende per 100 metri di lunghezza con una serie di pilastri che un tempo sorreggevano il tetto. Ha un’alta ciminiera. Noterete, inoltre, le vecchie case dei pescatori. La Torre Sveva è una struttura difensiva eretta nel 1400 a protezione dei magazzini dove venivano stoccate le derrate alimentari, in quello che anticamente era un porto fiorente. Le finestre dell’imponente costruzione sono ancora quelle originarie. Tra spiagge e sentieri È un autentico piacere muoversi a piedi o in bicicletta all’interno della Riserva di Vendicari, che si estende per 1.512 ettari nella provincia di Siracusa, dalla città di Noto fino a Pachino. Vi imbatterete in altre spiagge, come quella magnifica di San Lorenzo, molto adatta anche ai bambini e vicinissima alla Spiaggia della Tonnara, di cui costituisce la naturale continuazione. Oltre al tratto dominato da una fine sabbia chiara, troverete piccole insenature rocciose e una spiaggia gioiello, Calamosche, una caletta sabbiosa paradisiaca, delimitata da due promontori rocciosi che la riparano dalle correnti e creano un’incantevole piscina naturale. Lungo il sentiero che conduce alla spiaggia di San Lorenzo, per gli amanti del birdwatching, ci sono gli appositi capanni di avvistamento. Passeggerete tra ginepri, tamerici, lentischi e salicornia, meravigliose orchidee, cespugli di timo e rosmarino. Occhi al cielo per avvistare aironi cenerini e grossi stormi di gabbiani reali, mentre tra la vegetazione potrebbe muoversi qualche volpe, ricci, istrici e conigli selvatici. E ancora più a Sud… Verso la punta estrema a Sud della Sicilia, l’Isola delle Correnti è il punto in cui si incontrano lo Ionio e il Mar Mediterraneo. Selvaggia e incontaminata, è collegata a Portopalo da una sottile lingua di pietra. Poi spingetevi fino alla località di Marzamemi, un ameno borgo marinaro sorto intorno alla sua maestosa tonnara. Deliziosa la piazza centrale Regina Margherita con le due chiese e intorno le antiche case dei pescatori. Godetevi con calma una passeggiata, l’intero borgo è pedonale e nessuna auto può entrarvi. Sorseggiate un caffè vista mare, nei localini affacciati sui due porti naturali, La Fossa e La Balata. Accomodatevi a un tavolo all’aperto in uno dei tanti ristoranti e ordinate i gamberoni di Mazara del Vallo, una pasta ai pomodorini di Pachino e le specialità a base di ventresca, bottarga e mosciame di tonno rosso, che potrete anche acquistare nel grande emporio del centro storico.
Mare
San Vito Lo Capo

San Vito Lo Capo

San Vito Lo Capo, il tropico siciliano Sulla punta nord-occidentale della Sicilia, San Vito Lo Capo, con i suoi tre chilometri di spiaggia di sabbia chiarissima, termina dove si erge il massiccio di Monte Monaco. Qui inizia una delle più belle aree protette dell'isola, la Riserva Naturale dello Zingaro. La natura non poteva essere più generosa con un luogo che conserva importanti segni del suo passato, dove le culture arabe ed europee si sono incontrate e fuse, e continuano a farlo oggi. Tra antichi santuari, relitti e resti di vecchie tonnare Quasi un’isola nell’isola, San Vito Lo Capo è adagiato sul verde promontorio racchiuso tra le imponenti mole del monte Monaco a oriente e il monte Cofano a occidente. È annunciato in piena campagna dal tempietto di Santa Crescenza, un luogo legato alla devozione di San Vito. Il Santuario Fortezza, che risale al V secolo, si trova invece più vicino al mare: si tratta di una chiesa fortificata che assomiglia più a un baluardo perché qui la minaccia dei saraceni è durata a lungo. Da vedere anche la Tonnara del Secco, attiva fino al 1969, che si trova lungo il sentiero che porta alla Riserva dello Zingaro, dietro il monte Monaco, a 3 km dal centro: nei fondali davanti alla tonnara si trova il relitto del cargo Kent affondato nel 1978, qui chiamato la nave dei corani perché si dice che trasportasse libri sacri. Sulla costa occidentale, verso Macari e il monte Cofano, puntellata da numerose torri (Scieri, Mpisu e Isulidda) andate a fare il bagno nel pomeriggio per poi godervi il tramonto nel mare. Non ci sono spiagge sabbiose, ma la discesa a mare tra le rocce è abbastanza agevole: nella campagna si può passeggiare a lungo verso Castelluzzo, tra campi coltivati e uliveti. Il festival del Cous Cous Uno degli eventi di maggior richiamo di San Vito lo Capo è il Festival del cous cous, il piatto di origine magrebina a base di semola di grano duro che è molto diffuso anche sulla costa trapanese. Un festival che, da rassegna culinaria, è diventato un momento di integrazione culturale che celebra la convivenza e la diversità dei popoli. Si svolge l’ultima settimana di settembre dalla fine degli Anni 90: è una sfida tra chef di tutto il mondo nel preparare il miglior cous cous. Il contorno è un ricco calendario di spettacoli, eventi culturali, concerti che si alternano a degustazioni e visite al territorio. Da non perdere la Couscuola, la scuola di cous cous, una lezione di una trentina di minuti per tornare a casa con i rudimenti per preparare questo gustosissimo piatto che avvicina le due sponde del Mediterraneo. La riserva del monte Cofano Inconfondibile la sagoma del monte Cofano, nel territorio di Custonaci, una zona tutelata dal 1997 dalla Riserva naturale omonima. Il monte è un massiccio dolomitico dalle ripide pareti rocciose che si è formato per il sollevamento di depositi calcarei marini nel periodo del Triassico. La salita al monte è piuttosto impegnativa, come suggerisce la sua morfologia, però c’è un sentiero molto bello e facile che gira tutt’attorno al monte, a picco sul mare. Interessanti le grotte della Riserva, con tracce di insediamenti preistorici, come quella di Mangiapane in località Scurati, un antro alto 80 metri, all’ingresso del quale sono addossate abitazioni che sono state utilizzate fino a pochi decenni fa: qui a Natale viene ambientato uno dei Presepi viventi più suggestivi della Sicilia. Interessanti anche le Torri cinquecentesche, volute dai re spagnoli: da quella di San Giovanni di vede il panorama delle isole Egadi, e quella con la pianta a stella della Tonnara di Cofano.
Mare
Marettimo

Marettimo

Marettimo, mare e trekking in un’oasi incontaminata La più occidentale delle Egadi, Marettimo, è un’isola montuosa e selvaggia, ricoperta da una folta boscaglia, dove l’impatto dell’uomo è stato lieve. Conserva siti archeologici, un forte spagnolo, tantissime grotte marine, sentieri per il trekking e poche spiagge raggiungibili via terra, dove il colore del mare è sorprendente. Non ha alberghi Marettimo, ma stanze nelle case dei residenti dove l’ospitalità è rigorosamente isolana. Storia, archeologia ed emigrazione Marettimo vi accoglie in un porticciolo dalle acque turchesi e le case bianche. Il nome non ha niente a che vedere con il mare o la marineria, l’etimologia è piuttosto riferita alla pianta del timo che qui cresce spontaneamente. Per prendere confidenza con l’isola e con la gente del posto andate a visitare il Museo del mare, delle attività e tradizioni marinare e dell’emigrazione, gestito da un’associazione locale, lo trovate nel centro del paese: in quelle teche, tra strumenti di marineria e vecchie foto di migranti con la valigia di cartone, c’è la memoria storica di una comunità che ha dovuto lasciare l’isola per andare a lavorare in vari paesi del mondo e che cerca di tutelare un’identità. Sopra il paese, lungo il sentiero che porta sulla montagna, trovate invece un piccolo sito archeologico, detto case romane, con i resti di una costruzione di epoca tardo repubblicana: dopo aver sconfitto i cartaginesi nella Prima guerra Punica grazie alla battaglia delle isole Egadi (241 a. C.), Roma fece di Marettimo un presidio militare e installò nell’isola una guarnigione, quindi non stupisce trovare manufatti romani in questo lembo di terra, seppure remota. Accanto alle case romane c’è una minuscola cappella bizantina risalente all’XI secolo. Le 400 grotte di Marettimo Dal porto vi imbarcherete per fare il giro delle grotte di Marettimo che sono uno dei punti forti dell’isola. In tutto sono circa 400, tutte diverse per forme, colori, dimensioni e caratteristiche: nella grotta del Cammello c’è una piccola spiaggia di ghiaia, quella del Presepe presenta stalattiti e stalagmiti, la Bombarda viene chiamata così per il sibilo che si crea al suo interno durante le mareggiate, ecc. A seconda di dove tira il vento, Marettimo ha sempre un versante riparato dove godere del mare e dell’aria che profuma di timo. Sui sentieri di trekking a picco sul mare Portatevi anche gli scarponcini da trekking se partite per Marettimo: sull’isola sono presenti diversi sentieri ben segnalati dalla forestale che permettono di andare alla scoperta della sua natura incontaminata. Sono almeno 6 i percorsi, alcuni molto facili, altri un po’ più impegnativi, che, dal porto consentono di raggiungere i punti più estremi dell’isola. A Punta Troia, sulla penisola che si vede dal porto, si arriva in 1 ora e 30 minuti su un sentiero che ha dei tratti a strapiombo sul mare: ci si va a vedere il forte spagnolo, poi usato come carcere duro, da poco recuperato e aperto alle visite. Il giorno dopo vorrete andare a Cala Bianca, sul versante occidentale: al ritorno potete passare dal Pizzo Falcone, 686 metri, il punto più alto dell’isola. Tra boschi di pini d’Aleppo, le essenze tipiche della macchia mediterranea e molte specie endemiche, vedrete quanti uccelli, anche rapaci, hanno deciso di fare a Marettimo il loro nido.
Mare
Spiaggia della Tonnara

Scopello

Scopello e la Riserva dello Zingaro, la Sicilia com’era una volta Scopello è un villaggio costiero di grande bellezza e dalla storia antica. Sorge davanti a una manciata di faraglioni che emergono dall’acqua e formano un anfiteatro naturale di rocce rossastre che intensificano l’azzurro del mare. Qui dal XIII secolo, almeno, è esistita una tonnara mimetizzata nella roccia, attiva fino agli Anni 80. Oggi è uno dei luoghi di maggior fascino della Sicilia, porta d’ingresso di una zona protetta di grande valore naturalistico, la Riserva Naturale dello Zingaro. La mitica città di Cetaria Come tutti i luoghi di grande bellezza, Scopello è associato a un mito: qui sarebbe sorta la città di Cetaria, chiamata così per l’abbondanza dei pesci nelle sue acque (il termine greco cetos, indica animali marini come i cetacei). Certo è che il luogo è stato abitato da tempi antichissimi, da quando una popolazione dall’Asia minore si insediò su queste coste, dopo la guerra di Troia, gli stessi che probabilmente fondarono anche la città di Erice. La Scopello che vediamo oggi risale al XVII secolo, quando il territorio divenne riserva di caccia dei re Borboni. Per secoli dedita alla dura pesca del tonno, negli ultimi 40 anni Scopello è diventata un paradiso per gli amanti del mare, grazie ai suoi fondali ricchi di anemoni, madrepore e gorgonie dove immergersi e nuotare tra ricciole e tonnetti, relitti e reperti archeologici sommersi. La Tonnara di Scopello Incastonata tra scenografici faraglioni e una parete di roccia, la Tonnara di Scopello è un luogo davvero incantevole. La sua costruzione risale al XIII secolo, quando era solo un piccolo edificio addossato alla roccia, ben mimetizzato. Sarà ampliata nella seconda metà del Quattrocento prima dalla famiglia trapanese dei San Clemente, poi dalla Compagnia di Gesù, che costruì anche la chiesetta e infine dalla famiglia Florio a fine Ottocento. Nel complesso venivano lavorati e conservati i tonni pescati lungo la costa: le attività sono cessate con l’ultima mattanza avvenuta nel 1984 e da allora gli ambienti della tonnara sono stati utilizzati solo per lavori di ricerca di biologia marina. Oggi al complesso della Tonnara si accede a pagamento per visite, anche guidate, che consentono di ricostruire la storia della pesca del tonno e di godere della spiaggia dei Faraglioni. Nel complesso è presente anche un centro immersioni che offre anche escursioni in gommone lungo la costa. Le spiagge di Scopello Oltre alla spiaggia dei Faraglioni, sul litorale di Scopello sono presenti diverse spiagge e insenature dove trascorrere una giornata di mare. La spiaggia di Guidaloca è una grande insenatura sabbiosa dal facile accesso al mare ben riparata dal vento dove il mare è sempre calmo. Qui trovate una zona parcheggio e un bar, una parte della spiaggia è attrezzata con sdraio e ombrelloni. Chi preferisce fondali più profondi dove fare snorkelling sceglie Cala Bianca, un tratto di costa roccioso e selvaggio, non attrezzato, che si raggiunge solo a piedi lungo con un sentiero di 700 metri, oppure in barca da Castellammare. A ridosso della Riserva dello Zingaro c’è Cala Mazzo di Sciacca, dalle acque molto limpide e ricche di vita, ideali per lo snorkelling e le immersioni: ci si arriva in auto e c’è solo un piccolo bar. La Riserva dello Zingaro, una vittoria ambientalista La Riserva naturale dello Zingaro si estende sulla costa tra Scopello e San Vito lo Capo in un susseguirsi di falesie a picco sul mare intervallate da calette che consentono la discesa al mare. È uno dei rari tratti di costa siciliana senza una litoranea: il cantiere di una strada fu approntato nel 1976, ma bloccato per la protesta dei comitati di ambientalisti che sfociò in una vera e propria marcia contro l’opera e a favore della salvaguardia del territorio nel 1980. L’anno successivo venne istituita l’area protetta. Oggi la Riserva si può percorrere lungo tre sentieri, ex mulattiere, di circa 7 chilometri: uno costiero, che consente l’accesso a incantevoli spiaggette di ciottoli e alla grotta preistorica dell’Uzzo; uno di mezza costa per vedere borgo Cusenza, un nucleo di case di contadini, e la foresta pietrificata; un sentiero alto, più impegnativo e molto panoramico. All’interno si trovano tre musei (uno naturalistico, uno dedicato al mare, uno alla civiltà contadina) e un centro di educazione ambientale, due aree attrezzate e alcuni edifici rurali in contrada Sughero adibiti al bivacco che vengono concessi solo da ottobre a maggio facendo richiesta alla direzione della Riserva. Nella parte più alta ci sono boschi di pini d’Aleppo e lecci alternati a macchia mediterranea che sta riprendendo possesso di un territorio a tratti aspro, coltivato per secoli che oggi, grazie alla tutela, torna ad essere uno scrigno di biodiversità.
Borghi
Erice

Erice

Erice, città della dea Venere Tra le più incantevoli località siciliane, Erice è come un nido d’aquila dal quale godere di grandiosi panorami su vaste aree dell’isola fino all’arcipelago delle Egadi e alla costa tunisina. Incastonata su una rupe a 750 metri d’altezza, conserva nel suo curioso perimetro triangolare non solo monumenti e chiese medievali di grande valore, ma anche un centro di arte contemporanea e una prestigiosa istituzione scientifica. Erice è un gioiello d’arte e della cultura dalla storia millenaria che merita di essere visitato almeno una volta nella vita. Uno scrigno di tesori artistici e archeologici Antichissime le origini di Erice, che si riconducono al popolo degli Elimi, nato dall’unione delle popolazioni locali con gli esuli troiani. Al di là del mito della fondazione, Erice era nota anche ai romani per un santuario edificato su una rupe scoscesa dedicato al culto dell’Afrodite greca e della Venere Ericina romana, dea della fecondità e dell’amore, dove veniva praticata la prostituzione sacra. Per cancellare quel simbolo pagano, mille anni dopo, i principi normanni d’Altavilla fecero costruire un maniero che però si chiama ancor oggi Castello di Venere: al suo interno si può visitare una mostra di reperti archeologici dall’età arcaica a quella normanna. Dal castello, attraverso il giardino del Balio, si entra nell’elegante centro storico medievale dal selciato in pietra che sembra un tappeto e dai vicoli strettissimi, perché lo spazio entro le mura è sempre stato scarso: qui dovete vedere la chiesa di San Giovanni Battista con la cupola rotonda e il portale gotico normanno, il museo Antonino Cordici nell’ex convento di San Francesco dove, tra i reperti della necropoli ericina, è esposta una testa di Afrodite del IV secolo a.C, il museo di arte contemporanea La Salerniana nell’ex convento di San Carlo. Proseguendo verso piazza Umberto trovate il Centro per la cultura scientifica Majorana, nell’ex monastero di San Pietro, che ogni anno ospita simposi e convegni dedicati a diverse discipline scientifiche. Verso porta Trapani si apre l’elegante piazza Matrice con il Duomo di Erice del XIV secolo, con pronao e portale gotico e all’interno maestose navate con archi a ogiva: le nove croci greche in marmo sulla parete sud vennero apposte nel 1685 e provengono anche queste dal tempio di Venere il cui culto si ritiene fosse ancora praticato fino ad allora. Oltre la Porta del Carmine lungo via dell’Addolorata si arriva al cosiddetto Quartiere Spagnolo, che un vero quartiere non è, ma un edificio che avrebbe dovuto ospitare truppe spagnole però rimase incompiuto: oggi è sede di mostre permanenti su Erice e il territorio. Dalla sua terrazza il panorama vi lascerà senza fiato. Trekking sul monte Erice L’amenità del luogo è tale che vi verrà voglia di esplorare il territorio del monte di Erice: per farlo ci sono i sentieri dell’Agro ericino, vari percorsi di trekking che partono per lo più dall’arrivo della funicolare da Trapani per attraversare la foresta demaniale oppure per andare alla scoperta delle tre chiesi rupestri disseminate sul monte. Sopra Erice c’è anche una baita del CAI a cui fare riferimento per esplorare il territorio e spingersi anche verso il monte Cofano e San Vito Lo Capo. Genovesi e frutta martorana: scoprite i dolci della tradizione Se camminare vi ha fatto venire fame, a Erice non mancano le pasticcerie dove rifocillarsi. La cittadina vanta una robusta tradizione in fatto di dolci le cui ricette sarebbero state tramandate dalle monache dei monasteri di clausura ericini. I più tipici sono la genovese, un bocconcino di pasta frolla ripieno di crema che si mangia ancora caldo, i mustazzoli, aromatici biscotti di pasta dura e croccante, i dolcetti da riposto, ripieni di conserva di cedro e decorati con glassa dai colori pastello, i bocconcini di mandorla, i quaresimali e la frutta martorana. Le pasticcerie più rinomate sono quelle di Maria Grammatico, che organizza anche corsi di cucina, e la San Carlo, entrambe nel centro storico. Ai dolci ben si abbina un bicchiere di Marsala dolce dalle vigne coltivate proprio sotto il monte Erice.
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