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Enogastronomia
Basilicata

Sulle strade del gusto del Vulture

Tipologia
Percorso in auto
Durata
5 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

È il Vulture, il filo conduttore di questo itinerario enogastronomico alla scoperta di uno degli angoli più suggestivi di questa regione, la Basilicata, con i suoi luoghi più caratteristici e i suoi sapori autentici, fuori dalle più celebri rotte turistiche come Matera con i Sassi, patrimonio Unesco, per fare alcuni esempi. I tratti sono quelli decisi del monte Vulture, un cono vulcanico non più attivo di oltre 1300 metri, una montagna verde e rigogliosa, punteggiata dai laghi di Monticchio e da piccoli paesini circondati da ulivi e macchie di filari di vite.

È proprio alle falde di questa montagna “infatti” che cresce un vitigno a bacca rossa, l’Aglianico, con il quale si produce un vino rosso potente e di grande carattere, l'Aglianico del Vulture Doc, sebbene poi qui non manchino altri prodotti eccellenti dai sapori intensi, come quelli dei formaggi.

Tutto comincia dal capoluogo, Potenza, vetrina delle eccellenze del territorio. Ma è passando per Filiano con il suo pecorino e dirigendosi verso Rionero in Vulture, cuore vinicolo di spicco di questa terra, che si entra davvero nel vivo di questo viaggio che tocca anche Venosa, ricca di suggestioni storiche e rinomata per gli ottimi vini, e Forenza, borgo pittoresco che sorprende anche per le tante prelibatezze gastronomiche.

Potenza, vetrina della Lucania

Potenza, vetrina della Lucania

Come un borgo medievale (di fatto, però, a causa dei tanti sismi vi troverete di fronte a una città dal carattere decisamente moderno), ha il suo centro storico arroccato sulla dorsale che divide due valloni. Uno di questi è quello dell’Alta Valle del fiume Basento che vi appare con un susseguirsi di montagne e colline che Potenza porta con orgoglio nelle tavole di ogni casa, di ogni ristorante e delle tante botteghe gastronomiche. È un tripudio di sapori: salumi, formaggi, così come di carni di agnello o capretto, piatti a base di cereali, tutto rigorosamente condito con dell’ottimo olio locale e accompagnato dall’altrettanto ottimo vino. Tipici di questi luoghi sono anche i lampascioni, una sorta di cipollotti selvatici, che potrete gustare freschi o sott'olio. Ora però lasciate il capoluogo e fatevi sedurre dal paesaggio e dai sapori dei suoi dintorni. Il primo paese che incontrerete è Filiano.

Filiano e il pecorino

Filiano e il pecorino

Il nome di questo piccolo paese, allungato sulla sponda del torrente Imperatrice e abitato da neanche 3000 abitanti, pare derivi dalla tradizione del filare la lana dalle donne del posto, e la notizia non è poi così bislacca. Qui ancora oggi la gente del posto vive di pastorizia, dell'allevamento di pecore e capre, anche se questa attività è ora rivolta in particolare alla produzione di formaggi. Filiano oggi è considerato infatti la patria del pregiato pecorino Dop, con la sua pasta dura, color giallo paglierino e quel sentore di erbe da pascolo che donano al formaggio un sapore forte, difficile da dimenticare. Da qui, imboccate la statale 93 alla volta del prossimo tesoro lucano, Rionero in Vulture.

Rionero in Vulture, il tripudio di suggestioni

Rionero in Vulture, il tripudio di suggestioni

Distese di vigne e di ulivi circondano Rionero, con l’antico cono eruttivo del Vulture, i boschi e i laghi di Monticchio sullo sfondo a regalare le suggestioni che solo i posti da fiaba posseggono. E sono proprio queste terre che regalano anche altri piaceri, oltre a quelli della vista. È qui che, con amore e duro lavoro, viene prodotto il nobile e pregiato Aglianico, un rosso da lungo invecchiamento, e anche dell’ottimo olio. Tutt’intorno, infine, i prati della montagna dove pascolano – quasi in libertà – bovini podolici, capre e pecore dal cui latte si ottengono squisiti formaggi, in primis il pecorino e il caciocavallo. Oltre a essere terra di rinomata gastronomia, però, Rionero vi piacerà per quel fascino caratteristico che solo i paesi d’aspetto antico hanno, con il cuore racchiuso nella chiesa della Matrice, in città, e nel suo centro religioso nell’ex abbazia benedettina, posta in un luogo di grande suggestione appena fuori dall’abitato. 

Venosa, città di Orazio, del vino e dell’”Incompiuta”

Venosa, città di Orazio, del vino e dell’”Incompiuta”

È il Parco archeologico, poco fuori l’abitato, a darvi già una chiara idea della storia e dell’importanza di questo luogo. L’antica colonia romana di Venusia, lungo la Via Appia, fu fondata lì dove in precedenza c’era un centro abitato da comunità apule ed è nota anche per aver dato i natali all’illustre poeta latino Orazio.

Oggi Venosa, uno dei borghi più belli d’Italia, è un susseguirsi di stradine e slarghi in grado di offrire scorci suggestivi e di mostrare – tra pietre antiche, lapidi, bassorilievi, capitelli e mascheroni che qua e là emergono – i segni di quella storia lunga e significativa che vi abbiamo in sintesi raccontato. Percorrendo il corso Vittorio Emanuele si incontrano la quattrocentesca cattedrale di S. Andrea e il castello bassomedievale che, smessi i panni di austera fortezza, ospita lungo il camminamento seminterrato un interessante museo archeologico che ripercorre anche con materiali multimediali la storia di questa località.

Quanto a tipicità lucane, invece, è nota per essere anche la "Città del Vino", o meglio dell’Aglianico del Vulture Doc, con i suoi oltre 2000 anni di storia, che ben si accompagna ad arrosti e formaggi stagionati. Fate tappa alla Cantina di Venosa: qui troverete un pregiato Carato Venusio (Aglianico del Vulture Superiore Docg), dal colore rosso rubino, intenso e vellutato, ma non disdegnate il Verbo Rosè Igp, sempre di Aglianico, elegante e con sentori di ciliegia, fragola e lampone: è uno dei migliori vini rosati di questi ultimi anni.

Appena fuori dal centro, lungo la strada Ofantina, vi suggeriamo di andare a vedere la singolare abbazia della SS. Trinità, uno dei monumenti medievali più interessanti di tutto il Meridione, all’interno di una vasta area archeologica, costituita da due chiese: la “vecchia”, fondata dai Benedettini nell’XI secolo sulle fondamenta di una più antica chiesa paleocristiana, e la “nuova” che tuttavia rimase incompiuta consegnandosi ai posteri nella sua solo evocata bellezza.

Forenza, un paese antico, come la sua cucina

Forenza, un paese antico, come la sua cucina

A una ventina di chilometri da Venosa c’è Forenza. Si avvista da lontano, sentinella sulla sua montagna circondata dal fitto bosco, in passato rifugio di briganti e oggi refrigerio nelle calde giornate estive, generoso in autunno quando si riempie dei funghi “cardoncelli”, prelibatezza nota sin dall'antichità che prolifera solo da queste parti.

È fuori dalle strade battute, bisogna andarci di proposito per scoprire che ne è valsa la pena. Perché subito incanta con il suo borgo in pietra, la luce accecante sferzata nelle belle giornate di primavera. Bisogna andarci e percorrere le sue stradine in pietra, con panorami fantastici e le atmosfere dei tempi passati. In estate in particolare, camminando si è pervasi dall’odore che viene dalle cucine.

Una cucina antica, come il paese, semplice con profonde radici nel territorio da cui continua ad attingere. Prima di lasciare il borgo, vi suggeriamo di provare le mozzarelle o la ricotta fresca, e di fare scorta di scamorze, del provolone (dolce o piccante), da consumare poi anche cotto a fette sulla brace o alla griglia, del suo prezioso pecorino, dalla crosta spessa, a pasta semidura e dal gusto pieno, così come delle gustosissime salsicce artigianali, anche piccanti, delle paste fatte a mano, e dei legumi che in primavera si trovano sulle tavole.

Non mancano i dolci tipici, come u' cazoun (calzone agrodolce) durante il periodo natalizio, i calzoncelli ripieni con pasta di castagne o di ceci dolci o ancora le crustole (carteddate) irrorate con miele e spolverate con cannella o con vincotto.

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