Valli di Lanzo Experience: tre giorni tra vette storiche, borghi e natura
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Tra il Canavese ‘classico’ e la valle di Susa si aprono a ovest le tre valli delle Alpi Graie che prendono il nome da Lanzo Torinese. Sono valli chiuse, non comunicanti con la Francia, ricchissime d’acqua che confluisce nella Stura di Lanzo, affluente di sinistra del Po. Nel loro insieme accolgono un gran numero di residenze di villeggiatura delle famiglie torinesi, erette o ammodernate tra Ottocento e inizi Novecento, e offrono opportunità per splendide escursioni estive e per gli sport invernali.
Sono molto frequentate per gli sport invernali, ma anche nelle altre stagioni offrono piacevoli itinerari per andare in cerca di orizzonti naturali e scoprire tradizioni locali ricche di sapori e di profumi. Nelle Valli di Lanzo vi sono tracce ben visibili che parlano della Sindone, il sacro lenzuolo conservato nel Duomo di Torino, e dei Savoia, la famiglia reale che ne venne in possesso a metà del Quattrocento e la portò in Piemonte un secolo dopo passando per queste vie.
Dalla Reggia di Venaria Reale verso Ciriè e Lanzo Torinese
L’itinerario, che parte da Venaria Reale, attraversa Ciriè e Lanzo Torinese e conduce verso le Valli di Lanzo, che solcano le Alpi Graie e furono celebrate già a fine Ottocento come ‘la piccola Svizzera del Piemonte’. Oggi, con il tramonto dell’epoca delle villeggiature, queste valli offrono rifugio a chi cerca natura autentica e silenziosa. Oltre al fascino paesaggistico, colpiscono per l’architettura liberty e i viadotti della storica ferrovia Torino-Ceres.
Ciriè (m 344, ab. 19.000) è una sosta ideale per provare i piatti tipici e conoscere meglio le tradizioni enogastronomiche delle Valli di Lanzo. Di origini romane, conserva il nucleo storico che porta ancora i segni del passato medievale grazie alle antiche costruzioni che si sono conservate e alle decorazioni in cotto. Il Duomo gotico, dedicato a San Giovanni Battista, fu ampiamente restaurato nel XIX secolo. Il municipio ha sede nel seicentesco Palazzo d’Oria, che ospita numerose opere d’arte. In via Lanzo si trova la Chiesa di S. Martino di Liramo, con resti romanici.
Si prosegue poi per Lanzo Torinese, incantevole realtà dalle evidenti radici medievali. Collocato all’imbocco delle Valli di Lanzo, nel medioevo il paese (m 515, ab. 5000 circa) fu controllato dai vescovi di Torino, dai marchesi del Monferrato e poi passò ai Savoia. Il nucleo storico, cui si accede attraverso la Porta e Torre Civica di Aimone di Challant, ingresso prestigioso ai tesori della città e unico elemento superstite delle mura cittadine trecentesche che proteggevano l’abitato, conserva abitazioni di impianto medievale. Il centro storico conserva abitazioni d’impianto medievale. In piazza Albert si affaccia la Parrocchiale di S. Pietro in Vincoli, con opere di pregio come una pala d’altare del Beaumont e un affresco ottocentesco raffigurante la Sindone. Degni di nota anche la piazza rinascimentale Gallenga e il gruppo ligneo nella chiesa di Santa Maria al Borgo. Degni di nota anche il Museo della storia dell’Alpinismo, realizzato dal CAI locale e il Museo dell’Arte Tessile Lanzese, allestito nel palazzo degli estensi.
Il luogo più noto dell’abitato è collocato ai piedi del monte, all’imbocco di una galleria: è il Ponte del Diavolo* o del Roc (1378), che unisce le sponde della Stura con una sola arcata a schiena d’asino lunga 65 m con al centro un portale. Il ponte medievale è di eccezionale valore architettonico e storico e la leggenda narra sia opera del diavolo in persona, la cui impronta, si dice, si può scorgere al capo del ponte presso la cappella di San Rocco. Il ponte è inserito in un ampio parco naturalistico che porta il medesimo nome all’interno del quale esistono percorsi di esplorazione e visita che portano a meravigliarsi per la bellezza della costruzione e dell’intorno.
Si aprono a questo punto davanti a noi, all’altezza dello scenografico borgo di Mezzenile, tre differenti valli: la Val Grande, la Val d’Ala e la Valle di Viù. Un sistema vallivo caratterizzato dallo scorrere dei fiumi d’acqua nella parte bassa, tutti legati allo Stura, conosciuto come le Valli di Lanzo.
Il percorso prosegue con la scoperta della Val Grande, la più ampia e pianeggiante delle tre Valli di Lanzo.
Cantoira e Vru: tra natura rigogliosa, miniere d’altri tempi e un santuario sospeso tra cielo e vallate
Siamo arrivati in Val Grande, la più ampia e pianeggiante delle tre Valli di Lanzo, dove godere di vasti panorami e di un paesaggio dolce e rilassante, particolarmente indicata per chi ama lo sport all’aria aperta, è apprezzatissima meta per passeggiate ed escursioni, trekking, mountain bike, arrampicata, canoa, kayak e volo con il parapendio.
Nel territorio comunale di Cantoira (m 750, ab. 600 circa), detta “il giardino di Torino” per i rigogliosi boschi e i prati alle pendici del monte Bellavarda, partendo dalla frazione Vru (m 1030) il CAI di Lanzo ha trasformato l’ex miniera di talco ‘Brunetta’ (m 1580) in un interessante Museo di Archeologia Industriale: il complesso minerario accanto all’imbocco della galleria, con le officine e i depositi dei mezzi, merita una visita. Di fianco alla chiesa di Vru, nella ex scuola, c’è un singolare presepe meccanico sui mestieri e la vita dei montanari.
Sopra Cantoira, storico luogo di culto abbarbicato come un nido d’aquila su una roccia a strapiombo che separa la Val d’Ala dalla Val Grande, il Santuario di S. Cristina è raggiungibile solo a piedi imboccando un sentiero che parte da Casa Goffo, supera un ponte e sale con una parte terminale composta da 366 gradoni. La prima cappella fu costruita nel Trecento ma venne successivamente ampliata. All’interno del complesso, a pianta rettangolare, restano tracce di affreschi.
Chialamberto: borgate in pietra, piloni delle streghe e un santuario affacciato sulle vette alpine
Le frazioni che costituiscono il comune sparso, con sede a Pialpetta (m 1110, ab. 200 circa), si susseguono fino alla testata della valle. Tra le molte escursioni si consiglia quella nel selvaggio vallone dell’Unghiasse, alla cui testata si stende il Gran Lago d’Unghiasse (m 2494). Oltre Ricchiardi (m 1073), in corrispondenza del cimitero di Groscavallo, spicca a sinistra il Bec Ceresin (m 1708), prisma roccioso più stretto alla base che alla sommità, mentre la testata della valle è dominata dalle pareti che segnano il confine francese e culminano nella Levanna Orientale (m 3555).
Si prosegue infine per Forno Alpi Graie, ultima tappa della giornata.
Forno Alpi Graie: ultime baite, sentieri verticali e valloni selvaggi alle porte delle grandi cime
Dopo Groscavallo la strada si restringe costeggiando baite d’altri tempi per poi proporre un bel panorama sull’acrocoro di montagne che chiudono la valle di particolare grandiosità e giungere all’ultimo centro abitato della valle (m 1226), un tempo centro minerario, oggi base alpinistica ed escursionistica alle pendici di cime imponenti. Una breve passeggiata nei vicoli conduce alla chiesa, ai piedi dello sperone roccioso. Una gradinata di 444 scalini sale al frequentato Santuario di Nostra Signora di Loreto, settecentesco e completato a fine Ottocento, immerso in un bosco di faggi, aceri e frassini plurisecolari all’imbocco del selvaggio vallone di Sea.
Si conclude così, in Val Grande, la prima giornata nelle Valli di Lanzo. Il secondo giorno andremo alla scoperta della Val d’Ala, la più stretta e ripida, e per certi versi selvaggia, delle Valli di Lanzo, pittoresca per varietà di paesaggi e sapore silvestre, frequentata da escursionisti e alpinisti
Ceres: porta delle Valli di Lanzo tra arte romanica, musei all’aperto e scorci alpini sorprendenti
La seconda giornata dell’itinerario alla scoperta delle Valli di Lanzo è dedicata alla Val d’Ala e ai suoi borghi. La Val d’Ala è la più stretta e ripida, e per certi versi selvaggia, delle Valli di Lanzo, pittoresca per varietà di paesaggi e sapore silvestre, frequentata da escursionisti e alpinisti. Qui ci si addentra nella natura e nell’arco alpino. Fino al primo Novecento fu un centro di lavorazione del ferro. Oggi è puntellata di piccoli borghi che appaiono al visitatore fra boschi intricati, con costruzioni in pietra e legno nelle quali si fa sentire l’animo rude e montanaro degli abitanti.
Sorto alla confluenza della Val Grande con la Val d’Ala, Ceres (m 704, ab. 1000 circa) ebbe un precoce sviluppo come località di villeggiatura nei primi decenni del XX secolo, grazie alla linea ferroviaria Torino-Ceres. L’antica Parrocchiale di Santa Marcellina, con il suo campanile costruito in stile gotico lombardo, viene considerato il migliore esempio di architettura romanica delle Valli di Lanzo. Ha una base quadrata ed è alto circa 21 metri. Presenta nella parte più elevata due piani di bifore incorniciate da sei archetti pensili. In piazza Municipio si visita il Museo delle Genti delle Valli di Lanzo, esposizione etnografica del territorio, completato dal percorso didattico Museo delle Genti a cielo aperto, di carattere naturalistico oltre che etnografico. Notevoli l’ardito viadotto ferroviario (1916), tra i primi in Italia in cemento armato, e poco distante dalla stazione, capolinea della ferrovia che collega Ceres a Torino, l’elegante ponte di Vana a schiena d’asino, del 1740.
Nella frazione Voragno, sul lato esterno della Cappella dei Ss. Fabiano e Sebastiano, si ammirano gli affreschi cinquecenteschi dedicati alla Sacra Sindone: la prima raffigurazione di un’ostensione ufficiale.
Ala di Stura: località sciistica culla dell’alpinismo circondata da panorami mozzafiato
Dopo Ceres la strada si inerpica nella vallata con panorami sulle cime delle montagne e giunge ad Ala di Stura, centro di villeggiatura (m 1080, ab. 450 circa) con reminiscenze Belle Epoque (Grand Hotel del 1910) e meta di sport invernali. Meridiane e affreschi vivacizzano le facciate di numerosi edifici del borgo e delle frazioni mentre gli stemmi di Casa Savoia sono sulla torre del dazio.
A circa 10 minuti di sentiero dalla frazione di Mondrone, sulla strada per Balme, presso la spettacolare gorgia di Mondrone le acque della Stura si gettano in una strettissima forra, precipitando in diversi salti per circa 60 m. In alto, sulla destra, domina il paesaggio la mole dell’Uia di Mondrone (m 2964). Si può tornare alla borgata con un percorso ad anello di 45 minuti che dalla gorgia risale al ponte di Pianard.
Proseguendo la strada, incontriamo Balme, terza tappa della giornata.
Balme: culla dell’alpinismo storico piemontese, con affreschi sindonici e spettacolari paesaggi d’alta quota
Proseguendo da Ala di Stura, la strada propone caratteristiche gallerie scavate nella roccia, baite d’altri tempi con attrezzi esposti e panorami sulle cime della vallata per poi giungere nell’abitato più alto (m 1432, ab. 100 circa) delle Valli di Lanzo, Balme. Il comune, di Balme è dominato dalla rustica casaforte del Ruciàss (XVI secolo), abbarbicata a un roccione a picco sulla Stura, che precipita a valle con un salto di alcune decine di metri formando la suggestiva cascata della Gorgia: la casaforte è una sorta di castelletto costruito nel 1591 e conserva tracce di affreschi relativi al passaggio in valle della Sacra Sindone, in viaggio da Chambery a Torino. Nel cuore del nucleo più antico di Balme si trova una cappella affrescata della Sindone. Nonostante la quota relativamente modesta di Balme, qui si respira aria di alta montagna, e non è un caso che proprio da qui provenissero le prime e più rispettate guide alpine del Piemonte in grado, intorno alla metà dell’Ottocento, di aprire decine di vie di arrampicata: a loro è dedicato, all’interno del palazzetto bianco ex sede comunale, l’Ecomuseo delle Guide Alpine, che espone gli elementari attrezzi con cui erano equipaggiate.
Si prosegue infine verso la quarta e ultima tappa della giornata verso il Pian della Mussa, uno dei luoghi più spettacolari di tutte le Valli di Lanzo
Pian della Mussa: escursioni, sci di fondo e cucina tipica ai piedi delle vette alpine
La strada da Balme sale, con traffico limitato in alcuni periodi dell’anno, sino al Pian della Mussa, uno dei luoghi più spettacolari di tutte le Valli di Lanzo, dominato da un grandioso arco montano coronato dalle maestose vette della Uja di Ciamarella e della Uja di Bessanese, è uno stupendo ampio e verdissimo pianoro punteggiato di larici e di pascoli (m 1752) soggetto a tutela ambientale che abbraccia la natura e le atmosfere di montagna dei dintorni. Un altipiano lungo più di due chilometri e formatosi dal riempimento di un lago glaciale. Alle pendici del Roc Neir spicca l’ex hotel Broggi, lussuoso albergo di montagna costruito nel 1899. Sul lato opposto del pianoro hanno origine le sorgenti dell’Acquedotto di Torino, che portava i rifornimenti idrici alla città e risale all’inizio del Novecento. D’inverno il sito viene attrezzato con una scenografica pista di sci di fondo che parte da Balme e segue la strada provinciale, in stagione chiusa al traffico. La strada termina al Rifugio Città di Ciriè (m 1850), base per escursioni e ascensioni anche con gli stessi sci di fondo o da alpinismo. Oggi questo altipiano è la meta ideale per percorrere trekking di media quota, isolarsi nella natura e nella quiete della montagna. Il pianoro offre molte aree attrezzate per pic-nic e barbecue. Permette di godere della pace riflessiva del luogo e di poter ipotizzare, magari dopo una giornata di escursioni e attività all’aria aperta tra arrampicate, ciaspole e sci alpinismo, una conclusione enogastronomica in uno dei suggestivi rifugi, assaggiando qualche piatto locale come la tipica polenta che non manca mai nel menù di ogni ristorante di montagna, annaffiato con un buon vino oppure con la birra prodotta al Pian della Mussa. Una delle escursioni più gettonate è quella al Rifugio Gastaldi gustando il panorama da Rocca Tura.
Si conclude così, magari con qualche specialità enogastronomica del luogo, la seconda giornata alla scoperta delle Valli di Lanzo. Ci aspetta la terza ultima giornata, dedicata alla Valle di Viù.
Viù: dimore storiche, archeologia celtica e antichi luoghi di culto tra le montagne della Valle di Viù
Concludiamo il nostro itinerario nella Valle di Viù, la più meridionale e la più lunga delle Valli di Lanzo; la valle si dipana tra aspri pendii, aprendosi a tratti in ampie conche come il verde bacino di Viù, la conca di Lèmie e la lunga piana di Usseglio contraddistinguendosi come la meno aspra tra le tre valli.
Poco dopo l’ingresso nella valle, una deviazione verso la frazione di Castagnole conduce al piccolo Museo degli Oggetti d’Uso Quotidiano, poi una lunga serie di strette curve porta a raggiungere Viù, centro principale della valle.
La precoce vocazione turistica del paese (m 774, ab. 1000 circa) è testimoniata dalla presenza di dimore storiche ottocentesche, come la villa Franchetti che ospitò il compositore Giacomo Puccini. In piazza del Mercato si sosta davanti al Masso Falchero, uno dei più importanti ritrovamenti archeologici della zona: risale al II secolo a.C. ed è decorato da un bassorilievo che rappresenterebbe le Tre Madri, le quali secondo la cultura celtica presiedono la vita dell’uomo; il masso fu utilizzato per secoli come base di un torchio per la spremitura delle noci. Nella Chiesa di San Martino vi sono quadri, crocifissi, suppellettili sacre ed una bella cappella affrescata.
Il percorso prosegue dirigendosi verso il Colle del Lys.
Colle del Lys: valico panoramico tra natura protetta, sentieri della memoria e luoghi della Resistenza partigiana
Questo valico (m 1311) delle Alpi Graie, estremamente panoramico, è uno straordinario luogo della serenità e attraverso un percorso storico collega la Valle di Viù con la bassa Valle di Susa. Sul colle l’Ecomuseo della Resistenza testimonia il contributo fornito da queste valli durante la guerra di Liberazione da parte di diverse brigate partigiane. Proprio una di queste, la 17^ Brigata Garibaldi, venne brutalmente torturata e uccisa dalle truppe tedesche il 2 luglio 1944: a ricordare l’eccidio dei 26 partigiani è stata innalzata, in cima al colle, una torre intorno alla quale ogni anno viene celebrata una cerimonia commemorativa. L’Ecomuseo è affiancato da un’esposizione con documentazioni naturalistiche e completato dai Sentieri della memoria. Il colle rientra nel sistema delle aree protette provinciali. Proseguiamo il nostro cammino dirigendoci verso Lèmie, terza tappa della giornata.