Mattatoio
Trascorrete una mezza giornata al Mattatoio, in uno dei principali spazi della capitale dedicati all’arte contemporanea, luogo di aggregazione culturale, artistica e non solo. Il “contenitore” è già di per sé un’opera d’arte: il complesso è un interessante esempio di architettura industriale del XIX secolo, che fino al 1975 ospitava il principale mattatoio della città. Si cammina passando in rassegna i suoi edifici al cui interno vengono allestite esibizioni temporanee, spettacoli e laboratori: insomma, il Mattatoio è diventato un vero e proprio centro di produzione culturale. Particolarmente suggestivo è il padiglione principale, la Pelanda, costituito da una grande navata sormontata da intelaiature metalliche.
Nel 2002 due padiglioni furono assegnati al MACRO-Museo d’arte contemporanea di Roma, che si trova in zona porta Pia. Oggi questi due affascinanti spazi, costituiscono parte integrante del progetto “Mattatoio” e sono particolarmente adatti per installazioni e mostre.
Mercato di Testaccio
Il cuore di Testaccio in passato era occupato dal grande mercato coperto. Oggi, il mercato ha cambiato sede ed è il nuovo Mercato, dentro una struttura geometrica pulita, minimalista e contemporanea che vuole ricreare l’atmosfera dei mercati all’aperto, ma al coperto e al riparo dal sole. Sempre colorito e chiassoso, il mercato è anche oggi lo scenario perfetto della vita di quartiere. Sarete ammaliati dal richiamo degli ambulanti, mentre vi aggirerete tra i banchi carichi di frutta e verdura ma anche di vestiti, scarpe e cappelli. C’è il banco dei fiori di zucca, quello del vintage, il banco del pesce e quello dei libri, la sartoria e i vini sfusi. All’ora di pranzo, poi, è l’apoteosi, quando l’attenzione si sposta sui chioschi della gastronomia da asporto, dove turisti e romani, impiegati e giovani si servono dell’ottimo cibo di strada: prodotti freschi, piatti gustosi alla vista e al sapore, materie prime di qualità.
Cimitero acattolico
Eccovi al cimitero acattolico. Fuori, c’è la colonna sonora della città, il rumore del traffico che passa, i clacson, il chiasso delle voci. Dentro, silenzio e un’oasi di tranquillità. Questo cimitero è un luogo ricco di piante all’ombra delle quali riposano defunti atei, che per motivi religiosi o politici non hanno desiderato la sepoltura cattolica. Ci sono personaggi illustri, come il poeta John Keats, sulla cui semplice lapide si trova un accenno di poesia: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua”, o ancora come il poeta Shelley che, dopo averlo visitato, scrisse: “ci si potrebbe innamorare della morte al solo pensiero di essere sepolti in un luogo tanto dolce”. In effetti, passeggiare tra i cipressi e le lapidi ha un effetto rilassante e romantico. Cercate tra le circa 4000 lapidi quella con le ceneri del filosofo politico Antonio Gramsci, o quella del poeta della beat generation Gregory Corso, o degli scrittori Carlo Emilio Gadda e Andrea Camilleri. Infine, cercate la statua dell’Angelo del Dolore, tra le più fotografate, di cui si sono fatte tante riproduzioni ma l’originale è qui: del 1894, fu scolpita dell’artista americano William Wetmore Story per la tomba dove riposa con la moglie.
Piramide Caio Sesto
Questa presenza antica, incongrua e del tutto simile a una piramide egizia, spicca nei pressi della stazione della metropolitana, appena usciti dal cimitero, in mezzo all’incrocio appena fuori da porta S. Paolo. Alta 36 metri, larga 30, in marmo e mattoni, la piramide fu eretta come sepolcro per Caio Cestio, un uomo politico del I secolo a.C. e successivamente, circa 4 secoli dopo, incorporata nelle Mura aureliane vicino alla porta. La zona circostante prende il suo nome, comunemente conosciuta come la Piramide. Prenotate una visita guidata all’interno: è l’unico modo per scoprire l’affrescata cella sepolcrale che custodisce.