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Meta turistica
Lazio. A Roma nel quartiere di Testaccio

A Roma: Testaccio tra arte, archeologia e un romanissimo street food

Tipologia
Percorso in auto
Durata
1 giorno
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

A Roma ci sono ancora certi rioni intriganti e affascinanti, come quelli di una volta, che sono diventati alternativi e creativi mantenendo intatto il loro carattere popolare e godereccio, proprio come Testaccio. Bastano un paio d’ore in giro per capirlo. Gli anziani che chiacchierano, i bambini che giocano, tutto contribuisce a un’idea di familiarità e confidenza.

Nato intorno a monte dei Cocci e dalle radici operaie, non troppo turistico ma nemmeno del tutto fuori dalle mappe dei visitatori, Testaccio è davvero il cuore della vecchia Roma: scolorite insegne di botteghe e vecchi club giallorossi lo confermano al colpo d’occhio. È anche il quartiere più interessante dal punto di vista gastronomico, con i pizzicaroli di un tempo e quelle rinomate trattorie, dove si mangia alla romana verace, iniziando con una porzione di carciofi alla giudia fritti per proseguire con una voluttuosa carbonara o un’imperdibile cacio e pepe e terminare con un’indimenticabile coda alla vaccinara.

A Testaccio basta passeggiare col naso all’insù per essere colti di sorpresa dalla bellezza del quotidiano, soprattutto adesso che l’arte ha invaso luoghi popolari come i magazzini dell’ex Mattatoio, per un periodo è stato anche una dépendance del MACRO, il Museo d’Arte Contemporanea Roma. Dopo aver visto una mostra d’arte, potrete decidere di approfittare dell’interessante proposta gastronomica che c’è al suo interno (all’orario dell’aperitivo o a cena e a pranzo nei weekend), oppure mangiare proprio lì di fronte al nuovo Mercato di Testaccio, in un complesso rinnovato dove il design dialoga con i banchi di frutta e verdura. Dirigetevi per pranzo verso uno dei suoi banchi dello street food: vi serviranno un panino farcito, economico e che sa di cucina della nonna, accompagnandolo con qualche frase in accento romanesco. Proverete dei panini che praticamente hanno inventato qui, dove ex macellai storici si sono convertiti al cibo di strada da veri precursori. Per mangiare qualcosa al volo cosa c’è di meglio di un panino all’allesso o alla picchiapò, cioè una ciabatta di pane farcita con carne bollita, o ripassata al tegame e sedano, carote e pomodoro? Sempre che non abbiate già ceduto al classico trancio di pizza o a un supplì.

Con la pancia piena potete incamminarvi verso un luogo insolito e fuori dagli schemi dei monumenti più celebrati, ma non meno iconico. È il cimitero acattolico, un’oasi ricca di piante in cui aleggia un’atmosfera romantica. Il cimitero sorge all’ombra della piramide di Caio Cestio, una tomba antica che oggi risulta una straniante presenza di sembianze egizie in mezzo a un incrocio e che dà il nome alla zona circostante detta la Piramide.

A pochi passi, si innalza la monumentale porta S. Paolo e a poco più di un chilometro lungo la via Ostiense vi imbatterete in un altro sorprendente polo espositivo sorto sul progetto di una riqualificazione industriale: la Centrale Montemartini, imperdibile seconda sede dei Musei Capitolini, dove risplendono centinaia di reperti e antiche sculture in marmo originali.

Giorno 1

Mattatoio

Mattatoio

Trascorrete una mezza giornata al Mattatoio, in uno dei principali spazi della capitale dedicati all’arte contemporanea, luogo di aggregazione culturale, artistica e non solo. Il “contenitore” è già di per sé un’opera d’arte: il complesso è un interessante esempio di architettura industriale del XIX secolo, che fino al 1975 ospitava il principale mattatoio della città. Si cammina passando in rassegna i suoi edifici al cui interno vengono allestite esibizioni temporanee, spettacoli e laboratori: insomma, il Mattatoio è diventato un vero e proprio centro di produzione culturale. Particolarmente suggestivo è il padiglione principale, la Pelanda, costituito da una grande navata sormontata da intelaiature metalliche.

Nel 2002 due padiglioni furono assegnati al MACRO-Museo d’arte contemporanea di Roma, che si trova in zona porta Pia. Oggi questi due affascinanti spazi, costituiscono parte integrante del progetto “Mattatoio” e sono particolarmente adatti per installazioni e mostre.

Mercato di Testaccio

Mercato di Testaccio

Il cuore di Testaccio in passato era occupato dal grande mercato coperto. Oggi, il mercato ha cambiato sede ed è il nuovo Mercato, dentro una struttura geometrica pulita, minimalista e contemporanea che vuole ricreare l’atmosfera dei mercati all’aperto, ma al coperto e al riparo dal sole. Sempre colorito e chiassoso, il mercato è anche oggi lo scenario perfetto della vita di quartiere. Sarete ammaliati dal richiamo degli ambulanti, mentre vi aggirerete tra i banchi carichi di frutta e verdura ma anche di vestiti, scarpe e cappelli. C’è il banco dei fiori di zucca, quello del vintage, il banco del pesce e quello dei libri, la sartoria e i vini sfusi. All’ora di pranzo, poi, è l’apoteosi, quando l’attenzione si sposta sui chioschi della gastronomia da asporto, dove turisti e romani, impiegati e giovani si servono dell’ottimo cibo di strada: prodotti freschi, piatti gustosi alla vista e al sapore, materie prime di qualità. 

Cimitero acattolico

Cimitero acattolico

Eccovi al cimitero acattolico. Fuori, c’è la colonna sonora della città, il rumore del traffico che passa, i clacson, il chiasso delle voci. Dentro, silenzio e un’oasi di tranquillità. Questo cimitero è un luogo ricco di piante all’ombra delle quali riposano defunti atei, che per motivi religiosi o politici non hanno desiderato la sepoltura cattolica. Ci sono personaggi illustri, come il poeta John Keats, sulla cui semplice lapide si trova un accenno di poesia: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua”, o ancora come il poeta Shelley che, dopo averlo visitato, scrisse: “ci si potrebbe innamorare della morte al solo pensiero di essere sepolti in un luogo tanto dolce”. In effetti, passeggiare tra i cipressi e le lapidi ha un effetto rilassante e romantico. Cercate tra le circa 4000 lapidi quella con le ceneri del filosofo politico Antonio Gramsci, o quella del poeta della beat generation Gregory Corso, o degli scrittori Carlo Emilio Gadda e Andrea Camilleri. Infine, cercate la statua dell’Angelo del Dolore, tra le più fotografate, di cui si sono fatte tante riproduzioni ma l’originale è qui: del 1894, fu scolpita dell’artista americano William Wetmore Story per la tomba dove riposa con la moglie.

Piramide Caio Sesto

Piramide Caio Sesto

Questa presenza antica, incongrua e del tutto simile a una piramide egizia, spicca nei pressi della stazione della metropolitana, appena usciti dal cimitero, in mezzo all’incrocio appena fuori da porta S. Paolo. Alta 36 metri, larga 30, in marmo e mattoni, la piramide fu eretta come sepolcro per Caio Cestio, un uomo politico del I secolo a.C. e successivamente, circa 4 secoli dopo, incorporata nelle Mura aureliane vicino alla porta. La zona circostante prende il suo nome, comunemente conosciuta come la Piramide. Prenotate una visita guidata all’interno: è l’unico modo per scoprire l’affrescata cella sepolcrale che custodisce.

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