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Idea Viaggio
Sardegna

Il Gerrei

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Silenzio, asperità, altipiani incisi da valli profonde e coperti di sugherete, una macchia mediterranea rada e bassa, pochi paesi e poca gente: questo è quel che caratterizza il Gerrei, subregione della Sardegna sud orientale. L’itinerario attraversa zone particolarmente impervie, tra le meno frequentate della regione. Dalla costa di Muravera e Villaputzu si risale la valle lungo la statale della Flumendosa che, a tratti tortuosa e molto stretta, procede a mezza costa e attraversa un paesaggio fatto di massi rocciosi e macchia. Si raggiungono paesi silenziosi come Armungia e Ballao, si visitano vecchie miniere, curiosi musei e siti archeologici di età nuragica come il Parco di Pranu Muttedu, per terminare a Dolianova, città del vino e dell’olio e dell’ex cattedrale di S. Pantaleo, il più bell’esempio di romanico in Sardegna.

Giorno 1

Muravera

Muravera

Ai margini della piana alluvionale del Flumendosa, Muravera è un paese che negli anni ’70 ha vissuto l’espansione edilizia lungo la costa con la nascita di villaggi a vocazione turistica, complici le spiagge e il mare che, come spesso accade in Sardegna, sono veri e propri paradisi. Per esempio, a sud si aprono le spiagge di S. Giovanni e Torre Salinas, in un tratto di costa bellissimo e poco affollato, oppure quelle di Colostrai e di Feraxi, che hanno alle spalle gli omonimi stagni habitat di diverse specie di uccelli e, in quello di Colostrai, una colonia di fenicotteri. In paese, il sistema museale Mif-Museo dell’Imprenditoria femminile comprende il Museo Donna Francesca Sanna Sulis, visionaria stilista e imprenditrice che in una Muravera settecentesca sosteneva l’empowerment femminile, e il Museo dei Candelai, etnografico, inserito in una casa di corte del XVIII secolo, dedicato alla tradizionale produzione di candele iniziata dall’artigiana zia Savina, ma anche a numerose altre attività artigianali locali. Muravera però è anche terra d’agricoltura, nota per i suoi agrumi, in particolare le arance, a cui è dedicata una folcloristica sagra annuale.

Poco a nord di Muravera, ci sono Villaputzu, dove la manifattura tessile è ancora una delle attività principali, e le sue spiagge di Porto Corallo e Porto Su Tramatzu. Puntando invece verso l’entroterra si raggiunge l’ex miniera argentifera di Monte Narba. Lungo il percorso si susseguono ampie zone a bosco e alcune domus de janas, le tombe prenuragiche scavate nella roccia. Tornando alla piana del Flumendosa, c’è San Vito, altro centro noto per l’artigianato tessile e per la tradizione musicale delle launeddas, ai margini del quale è la piccola chiesa di S. Lussorio. Proseguendo, a 2 km da Villasalto si incontra la miniera di Su Suergiu con annesso museo.

Giorno 2

Armungia

Armungia

Si riprende la strada del Flumendosa e si giunge in breve ad Armungia, piccolissimo paese raccolto attorno all’omonimo nuraghe monotorre risalente al XV-XIV secolo a.C., che fa parte del sistema museale armungese. Vi appartengono anche il Museo etnografico Sa Domus de is Ainas (casa degli attrezzi da lavoro), con una raccolta di strumenti del lavoro domestico, contadino, pastorale o di caccia, la Bottega del Fabbro, allestita in un edificio del XIX secolo, e il Museo storico Emilio e Joyce Lussu, dedicato allo scrittore e politico attivista nativo di Armungia (1890-1975) e alla moglie, partigiana e scrittrice.

Ballao

Ballao

Ci si muove verso nord e in poco tempo si raggiunge Ballao. Il paese sorge in un’ampia ansa del Flumendosa, circondato da un paesaggio affascinante: rocce di forme insolite, piscine naturali, in cui si possono osservare con un po’ di fortuna aironi cinerini, fagiani, germani. Nei dintorni, la miniera di Corti Rosas, parte del Parco Geominerario della Sardegna, dove un tempo si estraeva l’antimonio, oggi è un bell’esempio di archeologia industriale. Testimonianze del passaggio della civiltà nuragica sono, invece, i templi a pozzo di Villa Clara e quello di Funtana Cuberta, tre chilometri a nord di Ballao. Al periodo bizantino risalgono invece alcune chiese sparse nella campagna, come quelle di S. Croce, S. Pietro, S. Rocco e S. Maria Nuraxi. Verso sud invece si incontrano i ruderi del Castello di Sassai o Orguglioso, edificato XIII secolo. 

Giorno 3

Parco archeologico di Pranu Muttedu

Parco archeologico di Pranu Muttedu

Una sorta di Stonehenge sarda. Pranu Muttedu, uno dei siti preistorici più importanti della regione, era un’area sacra, in parte destinata al culto degli antenati, come testimoniano la presenza di tombe monumentali, in parte dedicata a riti e altre cerimonie. Il parco archeologico occupa un’area di circa 200 mila metri quadrati ricoperta da querce di sughero e macchia mediterranea in cui si innalzano circa 60 menhir distribuiti in coppie, allineati o a gruppi, spesso disposti davanti alle tombe, a volte all’interno. Sono, inoltre, presenti domus de janas, tombe scavate nella roccia e finemente lavorate. I sepolcri più caratteristici, costruiti in arenaria locale, sono formati da due o tre anelli concentrici di pietre e al centro hanno la camera funeraria. La più notevole è la cosiddetta Tomba II, con elementi tipici sia delle domus de janas sia delle tombe a circolo. Gli scavi effettuati agli inizi degli anni ’80 hanno riportato alla luce reperti riferibili alla cultura di Ozieri (3200-2800 a.C.) testimoniando la frequentazione dell’area nel Neolitico e nell’Eneolitico.

Parco archeologico di Pranu Muttedu
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Maggiori Informazioni

Dolianova

Dolianova

Ultima tappa di questo itinerario nel Gerrei è Dolianova. Nata nel 1905 dalla fusione di due antichi villaggi, Sicci San Biagio e San Pantaleo, i suoi due patroni, la cittadina è il maggior centro produttivo di olio e vino della Sardegna. È facile accorgersi di quanto olivicoltura e viticoltura siano diffuse, perché intorno all’abitato vi sono distese di vigneti e file ordinate di olivi. Il Museo dell’olio Sa mola celebra e racconta l’olio, le tecniche di coltivazione e produzione. La vera attrazione di Dolianova però è la chiesa di S. Pantaleo, unica nel panorama romanico sardo. È stata costruita, tra l’inizio del XII secolo e il 1289, in arenaria e riporta pochi elementi gotici risalenti all’ultimo rifacimento. Facciata e campanile sono decorati da lesene e archetti e scanditi da decorazioni geometriche e motivi mitologici. Sorprendente l’interno, a tre navate, con pareti in cui si aprono grandi arcate sostenute da colonne con capitelli romanici, scolpiti con scene del Nuovo Testamento, e gotici, decorati con foglie a crochet. Suggestivi anche gli affreschi, il decoro scultoreo e le opere pittoriche come il Retablo di san Pantaleo, della fine del XV secolo.

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