L’Abbazia di San Salvatore a Soffena, nei pressi di Castelfranco, è situata all’interno di una zona collinare ricca di vegetazione, e, nel nome richiama un’origine etrusca. È caratterizzata da un massiccio campanile di pietra che domina un quadrilatero. La sua storia risale al XI secolo, quando gli Ubertini possedevano antichi territori nel Valdarno Superiore. Ritrovamenti di tombe e scavi archeologici hanno consentito di rintracciare un edificio di culto simile alla chiesa paleocristiana della Pieve di Gropina (Loro Ciuffenna), mentre un documento del 1014 conferma la donazione della struttura ai monaci di Vallombrosa, da parte di papa Urbano II. L’aspetto attuale risale alla fine del Trecento, quando venne costruita una chiesa a croce latina e decorata con pregevoli affreschi, realizzati intorno alla prima metà del Quattrocento. Nel chiostro interno, porticato su tre lati, trova spazio una specchiatura di prato centrale e la torre campanaria ha base quadrata. Malauguratamente, nella seconda metà del Seicento, gli affreschi vennero martellati e coperti da intonaci. Ad oggi, è ancora possibile identificare alcune opere, come la Madonna con Bambino e i Santi Pietro e Francesco (attribuita a Paolo Schiavo), l’Annunciazione di Giovanni di Ser Giovanni detto "Lo Scheggia", una Strage degli innocenti (attribuita al Maestro di Bibbiena) e la Madonna in trono col Bambino e i santi Lazzaro e Michele Arcangelo (di Mariotto di Cristofano). Nell’ingresso, inoltre, è visibile un affresco raffigurante San Giovanni Gualberto, fondatore dell’Ordine dei Vallombrosani. Al momento delle soppressioni leopoldine (1780-1790), l’Abbazia venne ceduta al Comune di Castelfranco di Sopra e poi acquistata dalla famiglia Ristori, che ne fece una fattoria colonica. Nel 1963 lo Stato si fece carico di questa struttura ed effettuò una sostanziale ristrutturazione architettonica, al fine di preservarne l’aspetto originario. Gli affreschi, recuperati da sotto l’intonaco e restaurati, sono stati riposti su apposite pareti.