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Famosa per arte, monumenti e statue, l’Italia è ricca di tesori straordinari. Dal Colosseo alla Torre di Pisa, sono molte le opere da ammirare. Passeggia per le città, visita i musei e lasciati incantare da statue imponenti, edifici storici, fontane e altri capolavori dell’architettura italiana.
Monumenti e Statue 248 risultati di ricerca
Arte e cultura
Sacello degli Augustali

Sacello degli Augustali

A breve distanza dal teatro si trova il complesso monumentale, eretto durante l’epoca giulio-claudia in onore dell’imperatore Augusto. Tuttavia, la sua forma attuale risale alle sistemazioni di età antonina (metà del II secolo d.C.), realizzate da Cassia Victoria in onore del marito L. Laecanius Primitivus, sacerdote Augustale dell’epoca di Marco Aurelio. La struttura, purtroppo, è stata distrutta alla fine del II secolo d.C. presumibilmente a causa di eventi sismici. Quando fu rinvenuta nel 1967, si scoprirono diverse statue di Vespasiano, Nerva, Tito, dell’Abbondanza, e di alcune divinità, tra cui Asclepio, Apollo e Venere, una del tipo della Piccola Ercolanese e un’altra su delfino, che ora sono esposte nell’apposita sala dedicata al monumento all’interno del Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Semisommerso dal bradisismo, il santuario è composto da tre ambienti affiancati, in parte costruiti in muratura e in parte ricavati dalla roccia, che ne forma le pareti laterali e di fondo. L‘edificio centrale, vero e proprio sacello, consiste in un tempietto rettangolare con un podio davanti al quale è situato l’altare. Mediante una scala di marmo, fiancheggiata da due podi in muratura, in origine rivestiti di lastre di marmo e sormontati da statue, si può accedere al pronao quadrato con colonne in cipollino dotate da capitelli di tipo pergameno, sopra il cui epistilio, recante l’iscrizione dedicatoria, era il frontone decorato con rilievi. Oltrepassato il vestibolo, il cui pavimento è in mosaico con un tappeto a tessere bianche e riquadratura a tessere nere, e varcata la soglia di marmo, si entra nel sacello. Questo è costruito in opus reticulatum con ammorsature in tufelli, mentre le sue pareti erano ricoperte da lastre di marmo. Sulla parete di fondo si trova un’abside con podio, fiancheggiata da due nicchie rettangolari, intonacata e dipinta di rosso sulla parte superiore della fronte, mentre presenta nel catino una decorazione in stucco con rilievi a soggetto marino. Il pavimento è in cocciopesto con tessere bianche disposte a formare riquadri e una fascia centrale in marmi policromi che ripete lo stesso motivo geometrico. L’ambiente a destra del sacello, costruito in opus reticulatum, era decorato con rivestimenti in stucco e intonaco dipinto sulle pareti e sulla volta a botte e a crociera. Nel locale a sinistra, invece, è stata rinvenuta la statua equestre in bronzo di Nerva (in origine Domiziano) ora al Museo Archeologico dei Campi Flegrei.
Arte e cultura
Scavi archeologici di San Carminiello ai Mannesi

Scavi archeologici di San Carminiello ai Mannesi

Molteplici reperti archeologici sono stati ritrovati nella parte orientale della città, tra cui le strutture di un edificio romano localizzato in vico I Carminiello ai Mannesi, nella parte Est di via Duomo e dentro l’isolato tra via Tribunali e via San Biagio dei Librai. Il complesso archeologico, portato alla luce dai bombardamenti del 1943 che sventrarono la Chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi e gli edifici circostanti, illustra una porzione di un’insula antica che, tra le altre cose, accoglieva una piccola costruzione termale. Si tratta di un edificio multiplo, abbastanza articolato, il cui stadio principale risale alla fine del primo secolo d.C., ma che contiene componenti appartenenti a periodi differenti, tra cui alcuni ascrivibili all’età repubblicana.Di notevole interesse è una zona quadrangolare con pavimento a tessere bianche e nere, parte di una dimora inclusa, durante l’epoca imperiale, nelle fondamenta di una grande struttura. Quest’ultima, che si estendeva almeno su due piani, vedeva la presenza di ambienti di servizio al livello inferiore, illuminati dai lucernari, e di un complesso termale nella parte più alta, del quale si sono riconosciute alcune condutture idrauliche e una serie di stanze con vasca in marmo nell’ala meridionale. Nel corso dei secoli seguenti, a partire dal V d.C., sono stati eseguiti vari rimaneggiamenti, tra cui la realizzazione probabile di un porticato lungo l’esterno occidentale e l’adattamento a mitreo di due spazi del piano inferiore, dove è stata individuata una scultura in stucco che raffigura il dio Mitra mentre effettua un sacrificio di un bovino. Le trasformazioni culminarono nell’età medievale con il processo di integrazione delle strutture romane all’interno dell’edificio sacro che poi fu distrutto.
Arte e cultura
Parco di Torre del Fiscale

Parco di Torre del Fiscale

La Torre del Fiscale, imponente struttura alta circa trenta metri del Parco Archeologico dell’Appia antica, sorge nella regione in cui l’acquedotto Claudio e quello Marcio si congiungono. Costruita con blocchetti di tufo e filari di mattoni a base quadrata, conserva ancora piccole finestre rettangolari con stipiti marmorei. All’interno, era suddivisa in tre livelli, non più presenti. Sulle pareti esterne sono ancora ben visibili i fori pontai, necessari per la sua costruzione e per i ballatoi. La stratificazione architettonica della Torre del Fiscale riassume più di duemila anni di storia. La tecnica di costruzione e i tratti della torre indicano che la sua edificazione risale tra il XII e XIII secolo.Tale monumento rappresenta uno dei migliori esempi di torri e casali che segnano ancora oggi il paesaggio dell’Agro romano. In precedenza si pensava che queste strutture fossero parte di un articolato sistema di vedetta e segnalazione a scopo difensivo. Tuttavia, studi recenti hanno rivelato che esse sorsero per proteggere i raccolti e le proprietà terriere di famiglie di alto lignaggio. Secondo un documento del 1277, la torre fu ceduta insieme a un mulino e ad alcune vigne, lasciando supporre che facessero parte di un fondo agricolo. Il nome "Torre del Fiscale" risale al XVII secolo, quando venne ceduta a mons. Filippo Foppi, tesoriere dello Stato Pontificio.Tra il 2003 e il 2010 è stata oggetto di studi, monitoraggi e lavori di consolidamento e restauro al fine di preservarne l’integrità e consentirne la fruizione da parte del pubblico. Oggi, la Torre del Fiscale appare nella sua piena maestosità a chiunque passeggi nel Parco degli Acquedotti anche grazie a un innovativo sistema di illuminazione che la rende una straordinaria visione anche di notte.
Arte e cultura
Convento della Magione

Convento della Magione

La chiesa della SS. Trinità, con la contigua Abbazia dei Cistercensi, fu fondata nel 1191 da Matteo Ajello, Cancelliere del Regno Normanno. Nel 1197 venne ceduta all’Ordine dei Cavalieri Teutonici, diventandone la sede principale, detta Mansio. Si tratta dell’ultima costruzione realizzata dai Normanni a Palermo, che unisce alla struttura geometrica di derivazione fatimita, visibile nel paramento murario esterno e nella facciata, una distribuzione degli spazi interni di origini nordiche. Tra le opere d’arte che si possono ammirare all’interno della chiesa ricordiamo: due acquasantiere del XVI secolo poste ai lati dell’ingresso; il monumento funebre di Francesco Perdicaro (deceduto nel 1576) di Vincenzo Gagini; una Vergine con Bambino e un Cristo benedicente del XVI secolo, entrambi della bottega del Gagini; un tabernacolo del 1528 e una Madonna dipinta su lavagna; un trittico marmoreo tardo gotico con al centro una Madonna con Bambino e Santa Caterina; una Pietà di Campini del 1953, che è stata collocata all’ingresso, al posto di una scultura di Vincenzo Gagini, distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Nel pavimento della chiesa, inoltre, sono presenti tombe di Cavalieri Teutonici del ’400, i cui cenotafi sono esposti in locali adiacenti al chiostro. Quest’ultimo, pur essendo mutilo nei lati corti, è posto a occidente della chiesa, come lascia intendere l’originario monastero cistercense. Attraverso una porta posta a sinistra della facciata si può accedere alla Cappella di Santa Cecilia, contenente affreschi di grande pregio come quelli della Crocifissione e una sinopia in ocra rossa della stessa scena.
Arte e cultura
Complesso Monumentale di San Pietro a Corte - Ipogeo e Cappella Palatina

Complesso Monumentale di San Pietro a Corte - Ipogeo e Cappella Palatina

L’area su cui sorge oggi la chiesa di S. Pietro a Corte era occupata, in epoca romana, da un edificio termale. In seguito, durante i primi secoli dell’era cristiana, divenne un luogo di culto e di sepoltura. Nell’VIII secolo d.C., il principe Arechi II fece trasferire la capitale della Longobardia Minore da Benevento a Salerno, fondando su questo sito una cappella palatina dedicata ai Santi Pietro e Paolo. I pilastri di fondazione della struttura religiosa risalgono al frigidarium delle terme romane, costruite nell’età Flavia-Traiana, ovvero al III secolo d.C. L’altezza originaria dell’antico edificio era di circa 13 metri e le sue volte erano a botte e a crociera; inoltre, era illuminato da grandi finestroni. Nel periodo che va dal V all’VIII secolo d.C., l’edificio venne poi riutilizzato come aula di culto, come è testimoniato da varie epigrafi. Durante il regno del principe Arechi, inoltre, si effettuò la demolizione delle volte e la divisione dell’edificio termale in due ambienti separati da un muro divisorio; al di sopra di esso venne costruito il soffitto della cappella palatina. La struttura presenta, pertanto, quattro stratificazioni principali: l’edificio termale romano, l’ecclesia paleocristiana, la cappella longobarda e, infine, il palazzo pubblico medievale. La chiesa servì anche come sede del Parlamento durante il XIII secolo e in essa si teneva la cerimonia di consegna delle lauree della Scuola Medica Salernitana.
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Parco archeologico dei Campi Flegrei

Parco archeologico dei Campi Flegrei

L’imponente Stadio di Antonino Pio, situato a occidente di Puteoli, è collocato su un’altura naturale, con la sezione settentrionale prospiciente Via Domitiana (attualmente via Luciano), mentre quella meridionale è scenograficamente rivolta verso il Golfo di Pozzuoli. A quanto riportano le testimonianze storiche, la sua edificazione è stata promossa dall’imperatore Antonino Pio per rendere omaggio allo spirito filellenico del suo predecessore Adriano, il quale, deceduto a Baia nel 138 d.C., era stato originariamente sepolto nei pressi di una delle ville di Cicerone a Pozzuoli; in seguito, Antonino Pio, dopo aver superato le resistenze del Senato, fece trasferire le spoglie a Roma e istituì a Pozzuoli, nel luogo della prima sepoltura, una manifestazione sportiva chiamata con il nome greco di Eusebeia. Lo Stadio presenta una forma rettangolare di circa 300 metri x 70, con un lato più corto curvo (sphendone) e un’altra parte, destinata alla partenza degli atleti, caratterizzata da un leggero andamento curvilineo. Sulla stessa sezione, durante l’ultimo decennio del secolo scorso, sono state effettuate diverse campagne di scavo grazie ai finanziamenti regionali, che hanno permesso di scoprire un varco monumentale a doppia cortina, originariamente coperto da una volta in muratura. Tale ingresso immetteva gli atleti direttamente alla pista ed era formato da più archi realizzati con blocchi di pietra vulcanica locale (nota come piperno), ricoperti da un intonaco bianco. Di questi archi rimangono oggi in piedi solo i pilastri, mentre i conci, ritrovati in disfacimento, sono stati ricollocati nella loro posizione originale grazie a recenti lavori di recupero. Gli spettatori, invece, erano ammessi dalla sezione settentrionale attraverso alcuni avancorpi, di cui è stato individuato solamente quello ad Est, intervallati da aree verdi. Proseguendo in questo percorso, si raggiungeva un corridoio con pavimentazione in cocciopesto e volta composta; da qui, con l’aiuto di diverse rampe (vomitoria), il pubblico poteva accedere ai vari settori della cavea. Come nella maggior parte degli edifici antichi per spettacoli, anche la cavea dello Stadio di Antonino Pio era suddivisa in tre sezioni, che corrispondevano a differenti categorie di spettatori. La parte più bassa della cavea (ima), riservata ai personaggi più importanti, era separata dalla pista da una barriera (balteus) e aveva due ordini di sedute in blocchi di piperno; della parte intermedia e di quella superiore (media e summa) non rimangono tracce delle gradinate, anche se alcuni indizi sembrano suggerire che non fossero realizzate in piperno.
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