Salta il menu
Itinerario
Basilicata

Il Parco Nazionale del Pollino: scrigno di storia millenaria

Tipologia
Percorso in auto
Durata
2 giorni
Numero Tappe
4
Difficoltà
Facile

Con i suoi 192.565 ettari di estensione, il Parco Nazionale del Pollino è la più grande area protetta in Italia, inserita nella Rete Europea e Globale dei Geoparchi UNESCO. Posto a cavallo tra Basilicata e Calabria, il territorio del Parco del Pollino è un prezioso scrigno di biodiversità, bellezze paesaggistiche e storico-architettoniche: meta ideale per chi ama l’archeologia, conserva una formidabile quantità di testimonianze di antiche civiltà e culture. Questo itinerario, che si sviluppa nel versante lucano del Parco in provincia di Potenza, si sviluppa in due tappe, da percorrere in auto, dal Comune di Latronico e al Comune di Cersosimo.

Giorno 1

Latronico

Latronico

Il versante lucano del Parco Nazionale del Pollino ospita, nel comune di Latronico in provincia di Potenza, il primo sito archeologico proposto da questo itinerario.

Uscendo a Lauria Nord dell’Autostrada del Sole SA-RC e imboccando la Superstrada Sinnica si giunge a Latronico Terme, alle pendici del monte Alpi. Raggiunta la Località Calda, in prossimità dello Stabilimento termale si trova, immersa in una vegetazione lussureggiante, un complesso di cinque Grotte in cui sono stati rinvenuti diversi reperti che vanno dall’8000 al 1300 a.C.: utensili di pietra e di osso, ceramiche dell’Età del Rame e del Neolitico fino ad arrivare all’Età del Bronzo. Questa località, ricca di formazioni stalattitiche e sorgenti, ha una rilevante importanza geologica e archeologica: il ritrovamento di depositi sacri e stipi votive testimoniano di certo un antico culto delle acque salutari.

Il Museo Civico Archeologico di Latronico, situato in località Calda, conserva i rinvenimenti di una necropoli, probabilmente di origine Enotria, localizzata in quello che oggi è denominato “Colle dei Greci”, un ambiente submontano situato tra i Comuni di Latronico ed Episcopia nei pressi del torrente Fiumitello. Vasi di tipo greco, spade, pugnali, alari, elmi, bacili in bronzo, statuette, ambre, oltre ad una sepoltura completa di scheletro risalente a 2500 anni fa, dimostrato l’esistenza di un insediamento di origine Enotria occupato tra il VII e il V secolo a.C. 

Chiaromonte

Chiaromonte

Percorrendo circa 30 km verso est sulla SS653, arriviamo a Chiaromonte, in provincia di Potenza.

Situato su uno sperone roccioso a 794 m slm, il borgo domina a sud la valle del fiume Sinni e a nord la valle del torrente Serrapotamo. Nel territorio di Chiaromonte a partire dal 1972 sono stati avviati scavi che hanno portato alla luce diverse necropoli a testimonianza della presenza fin dal IX-VIII sec. a.C. di gruppi indigeni Enotri. I ricchi corredi funerari, custoditi presso il Museo della Siritide di Policoro (Matera), dimostrano la presenza in questa area di una élite indigena dedita al commercio con i Greci della costa ionica e gli Etruschi dell’area campano-tirrenica: monili in ambra baltica, paste vitree di importazione orientale, bronzi laminati, i pregiati vasi a «barile», armi e strumenti in metallo come la spada ad «antenne» di derivazione tirrenica, e la fibula d’oro con paste vitree recante la più antica immagine della Vergine con Bambino nota in Basilicata ritrovata in località San Pasquale.

Nel centro urbano del paese, il castello e i resti della cinta muraria che lo congiunge ai ruderi della Torre della Spiga, fanno da sfondo a numerose bellezze architettoniche e storiche come la Torre del Castello di Giura, il “Portello” (la porta di ingresso più antica del borgo), il Palazzo Sanseverino e il Palazzo Vescovile.

Giorno 2

Noepoli

Noepoli

La seconda giornata del nostro viaggio alla scoperta delle aree archeologiche del Parco Nazionale del Pollino, ci porta alla volta di Noepoli, piccolo comune del Parco in provincia di Potenza, a circa 26 km da Chiaromonte. Arriviamo in questo borgo il cui centro è situato sopra un monte tra il fiume Sinni ed il suo affluente Sermento, scoprendone l’antica storia testimoniata dagli scavi avviati negli anni Sessanta: l’antica Noja, abitata già dall’Età del Ferro (VIII-VI sec. a.C.) e la necropoli scoperta nella zona nord-est fuori dall’attuale agglomerato urbano, hanno evidenziato chiaramente l’origine Enotria. Oltre a sepolture del IX-VIII sec. a.C., in località Manche sono state rinvenute anche tombe del periodo tra il VII e VI sec. a.C. i cui corredi funerari, sia maschili che femminili, sono ricchissimi di reperti: bacili bronzei ad orlo perlinato, fibule in bronzo, ferro, osso, avorio, ambra, bracciali, collane, orecchini e anelli che accostano il bronzo ad altri materiali come avorio e argento. Tutti i reperti sono custoditi presso il Museo della Siritide di Policoro (Matera).

Il borgo di Noepoli è diviso in parte “vecchia”, che si sviluppa nella parte alta intorno al castello, e zona del “Casale”posta ai piedi del colle dove è situato il borgo. Noepoli è un luogo ricco di interesse. Meritano una visita la Chiesa Madre della Visitazione della Beata Vergine (XVI sec.), con il crocifisso ligneo del XV secolo, la Cappella della Madonna di Costantinopoli (XV sec.) e quella della Madonna del Rosario, i resti del castello feudale e il Monastero di S. Maria della Saectara (X-XI sec.) situato in prossimità del torrente Rubbio.

Cersosimo

Cersosimo

Dopo aver assaporato le bellezze storiche e architettoniche del borgo, si riparte alla volta di Cersosimo: 11 km da percorrere in auto lungo la SS92, che ad un certo punto attraversa il fiume Sarmento, e poi seguendo la SS481, per arrivare alle pendici del Massiccio del Pollino dove a 548 m s.l.m. si trova il borgo medievale di Cersosimo.

L’insediamento antico, sorto ad opera di popolazioni lucane di lingua osca, si trova in un’area sovrastante l’attuale paese denominata “Castello” (IV sec. a.C.) e caratterizzata dalla presenza di resti di una cinta muraria in opus quadratum. La straordinaria altezza e possenza fa ipotizzare che fungesse sia da difesa che da contenimento dell’antico abitato. Da scavi effettuati nelle campagne vicine sin dagli anni Sessanta, sono emersi resti di piccole necropoli con tombe alla “cappuccina” (tipo di inumazione etrusco-romana) e la fattoria “Madarossa” risalente al III sec. a.C.

Sono numerosi e preziosi i materiali rinvenuti e testimoniano la ricchezza dell’insediamento: oggetti in bronzo e oro, punte di lancia, pesi fittili, e una moneta di bronzo recante da un lato la testa di Eracle, coperta dalla pelle di leone, e dall’altro una figura femminile con arco. Nella fattoria sono stati trovati numerosi spezzoni di pietrame e materiale fittile, tra cui ceramica a vernice nera, ceramica comune, e tegole con listello di raccordo.

Eventi naturali, terremoti ed eventi bellici furono probabilmente la causa dell’abbandono dell’insediamento antico che si mostra ai nostri occhi circondato da un alone di dignitosa decadenza.  i resti del Monastero Basiliano di Kir-Zosimi (XI sec.), la Chiesa Parrocchiale (XV-XVI sec.), il Palazzo Valicenti (XIX sec.) e i resti della Chiesa di Costantinopoli, il cui nucleo originario risale al XV secolo, fanno bella mostra di sé accanto ai portali dei palazzi signorili scolpiti dagli scalpellini locali.

Ops! C'è stato un problema con la condivisione. Accetta i cookie di profilazione per condividere la pagina.