Piemonte, straordinario laboratorio di prodotti, tutti da gustare... e da bere.
Se conoscete il francese, comprendete meglio la cucina piemontese, influenzata per secoli dai nostri cugini d’Oltralpe e dai confinanti Liguri, viaggiatori e commercianti.
Aprite il vostro viaggio gastronomico con gli agnolotti e con le loro variazioni, farciti a seconda della zona. Assaggiate anche gli gnocchi di zucca e castagne e i Tajarin, sottili tagliolini dal colore giallo acceso per la presenza di numerosi tuorli d’uova. Passate poi alla bagna cauda, a base di acciughe, olio e aglio, dove intingere verdure come i peperoni, il cavolo o il cardo gobbo di Nizza Monferrato.
È d’obbligo un assaggio di fritto misto con fegato, animelle, cervella, fesa di vitello, amaretti, un boccone di brasato al Barolo o al Gattinara e un altro di bollito con Bagnet verd (mix di prezzemolo, aglio, acciughe sotto sale, pane raffermo, aceto e olio extravergine d'oliva).
Sgranocchiando un grissino, qui creato, provate i formaggi Toma e Castelmagno, oltre al salame d’asino e alla Salsiccia di Bra. Visto che ci siete, gustate qualche pietanza profumata al Tartufo Bianco d’Alba, fra i prodotti più pregiati, e costosi, della gastronomia nazionale.
Pronti ora per una cascata di dolci? Aprono i gianduiotti, inventati per la prima volta a metà Ottocento, con cacao, zucchero e nocciole del Piemonte; seguono i baci di dama; i Krumiri di Casale Monferrato, la cui forma ricorda un paio di baffi reali, quelli di Vittorio Emanuele II, la cui morte coincise con la loro nascita, nel 1878; le lingue di gatto, nate a Parigi negli anni ‘20, il Bonet, dolce al cucchiaio tipico delle Langhe. E poi i Nocciolini di Chivasso, le paste di Meliga, il Tronchetto di Natale, la focaccia di Susa, gli amaretti.
Per i vini prodotti tra gli scrigni di Langhe, Roero, Astigiano, Monferrato, Colli Novaresi e Canavese, è necessaria una Treccani. Noi vi consigliamo i quattro fra i più celebri rossi, Barbera, Nebbiolo, Barolo, Barbaresco.
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