Il Palazzo Taglieschi, sede del prestigioso Museo Statale delle Arti e Tradizioni Popolari dell’Alta Valle del Tevere, sorge nel cuore del quartiere denominato "Borghetto". Costituito da preesistenti case a torre di impianto medievale, l’edificio presenta forme sobriamente rinascimentali frutto dell’incorporazione realizzata intorno alla metà del Quattrocento per volontà della nobile famiglia anghiarese dei Taglieschi, ben visibile attraverso una serie di stratificazioni edilizie tutt’ora presenti. Dopo essere stato adibito ad accogliere le famiglie più bisognose di Anghiari durante il secondo Dopoguerra del Novecento, il Palazzo è stato oggetto di una ristrutturazione con l’intento di ricreare l’atmosfera di una casa rinascimentale, caratterizzata dalla presenza di caminetti e portali in pietra. Infine, in rispetto della volontà del proprietario dell’epoca e sacerdote erudito, Don Nilo Conti, l’edificio è stato trasformato in museo mediante un lascito testamentario nel 1959. L’esperienza museale si articola in circa venti sale su quattro livelli, in una movimentata e insolita successione di ambienti che culmina in una loggia vetrata dalla quale si può ammirare il borgo di Anghiari dall’alto. Un tratto peculiare dell’esposizione è quello di affiancare ad opere di maggior rilievo una vasta collezione di oggetti legati alla vita e alle tradizioni popolari della zona, d’uso domestico e agricolo. Al piano terreno si documentano alcuni aspetti della storia della Valtiberina attraverso frammenti scultorei e affreschi staccati. Il piano nobile è dedicato alla scultura lignea e alle robbiane ed ospita il capolavoro del museo, la Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia (1420). Di grande interesse è anche l’organo positivo da tavolo della prima metà del Cinquecento, unico nel suo genere e ancora perfettamente funzionante. Al terzo piano è possibile ammirare una collezione di armi anghiaresi, celebri per la ricchezza delle decorazioni, nonché dipinti del Cinquecento e Seicento (Giovanni Antonio Sogliani, Matteo Rosselli, Jacopo Vignali, Giovan Battista Ghidoni). La collezione di Madonnine agghindate, unita a quella di Don Nilo Conti, ricca di ex voto e carte gloria, ricostruisce alcuni aspetti della devozione popolare.