Inizialmente, nell’ultimo quarto del Seicento, fu costruito un teatro ad uso privato da Alessandro III conte di Sanvitale, lui stesso progettista, direttore dei lavori e inventore delle macchine di scena. Con pianta a ferro di cavallo molto allungata, aveva tre ordini con undici palchi e un palco reale sia nel primo che nel secondo ordine, mentre il terzo era a loggioni. Si sa che la platea era capace di 1200 posti, certamente gremiti e fitti di spettatori come usava all’epoca. Dietro le quinte si trovavano due stanze e nove camerini con scale di servizio indipendenti per gli attori. Il giovane pittore Felice Boselli di Piacenza (1650-1731) decorò il teatro e tutto il corredo delle scene. Gli stemmi dei Sanvitale erano posti a capo dei parapetti del terzo ordine e del proscenio, contornato anche da motti e ritratti degli autori più famosi. I palchi reali erano decorati a chiaroscuro con episodi delle favole di Ovidio e sul soffitto imperavano le muse dell’Architettura e della Fama. La facciata era preceduta da un portico a pilastri in cotto ottagonali. Purtroppo, verso la fine del Settecento, il botanico Jacopo Sanvitale lo fece demolire per far posto alle serre neoclassiche tuttora esistenti e incorporate nella proprietà Gandini. Dell’antico teatro oggi restano soltanto alcuni frammenti pittorici conservati nel museo della Rocca. Del teatro sorto al suo posto nel Settecento si sa per testimonianza orale che finì distrutto da un incendio e che l’attuale teatro fu voluto dalla cittadinanza per sostituire la grave perdita. Dopo alcuni decenni infatti, fra il 1855 e il 1857 il comune di Fontanellato si accordò con il conte Luigi Sanvitale per donare alla cittadinanza un appezzamento di terreno per poter edificare un nuovo teatro, di cui lui stesso in cambio avrebbe scelto a suo piacimento un palco di proprietà perpetua per la famiglia. Il progetto dell’architetto Pier Luigi Montecchini, in grande economia, prevedeva due ordini di loggioni con tre palchi centrali. Siccome il soffitto era molto basso dapprima si pensò di illuminare il teatro con lucerne sui parapetti per non togliere la visuale agli spettatori, ma in seguito si ha notizia che fosse stato montato un ’astrolampo’ con otto lumi a petrolio. Nonostante la Deputazione provinciale nel 1859 non ritenesse "necessario né utile l’aprimento di un teatro in una piccola borgata”, nel 1864, arrivato infine il permesso, si diede inizio ai lavori sotto la direzione dell’architetto Pancrazio Soncini di Parma. L’attuale teatro comunale, terminato nel 1866, presenta una facciata con tre entrate e tre aperture, di cui quella centrale sormontata da un timpano; dall’atrio rettangolare si passa alla biglietteria, alla platea e ai loggioni sorretti da dieci colonnine con capitelli in cotto. Le decorazioni di Angelo Biolchini rimangono solo nel fregio che corre lungo le balaustre mentre quelle del soffitto furono coperte verso la fine degli anni Trenta. Sono scomparsi l’arcoscenico e l’orologio raffigurati nel progetto originale, mentre il sipario, decorato a finto tendone, si conserva ancora arrotolato sulla graticciata. Nel 1949 fu presentato un progetto di ristrutturazione con cui il teatro sarebbe stato trasformato in cinema, ma il sindaco intervenne tempestivamente a impedirlo. Nel 1965 furono ripristinate alcune rifiniture degli interni.