Nel 1904, una mostra dedicata al contributo dei Faentini al Risorgimento italiano, presentata in precedenza all’Esposizione Regionale Romagnola di Ravenna, fu allestita in modo permanente in un locale annesso alla Pinacoteca comunale. Negli anni ’20, il museo fu momentaneamente chiuso per consentire un ampliamento dei locali della pinacoteca, ma una mostra sull’indipendenza italiana contribuì all’ampliamento con documenti e cimeli relativi alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1929, il museo fu riaperto e allestito nei locali della Biblioteca dall’allora direttore Piero Zama. Nel 1960, fu aggiunta un’ulteriore raccolta di oggetti che testimoniavano la lotta di liberazione. Fino al 1975, il materiale rimase esposto al piano terra della Biblioteca, poi fu trasferito in un deposito esterno in attesa di una sede adeguata. Nel 2009, il museo trovò la sua sede definitiva in un’ala di Palazzo Laderchi, edificio che ha significativamente contribuito alla storia e allo sviluppo della città soprattutto durante il periodo risorgimentale. Questo nucleo principale del museo documenta l’età napoleonica fino all’Unità d’Italia, con stampe, fotografie, dipinti, proclami, locandine, armi, bandiere, uniformi e altri cimeli. La mostra comincia con la presentazione di documenti, fotografie e una bandiera restaurati nell’ultimo decennio grazie a finanziamenti dell’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Faenza. In una saletta adiacente sono esposte alcune immagini dei protagonisti dell’Unità d’Italia, tra cui un interessante ritratto di Aurelio Saffi dipinto su maiolica da Angelo Marabini e un busto in terracotta di Giuseppe Mazzini realizzato da Domenico Baccarini. Nella “Galleria di Psiche”, ovvero il salone delle feste, sono visibili bandi, editti, documenti e ritratti a partire dal 1794 fino a Papa Pio VII. Qui si trova anche un busto in marmo bianco di Napoleone I dello scultore Raimondo Trentanove. Nell’ultima stanza, chiamata Sala Saviotti come il suo decoratore, sono in esposizione armi, documenti, quadri e cimeli vari inerenti a personaggi ed eventi accaduti a Faenza nella prima metà d’Ottocento. Tra i ritratti spiccano quelli di Achille e Francesco Laderchi, e una miniatura rara raffigurante il generale Giuseppe Sercognani.