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Teatro Comunale

Panoramica

L’antico teatro di Crevalcore è indissolubilmente connesso con l’Accademia degli Indifferenti Risoluti, la cui storia comincia nel 1648. I giovani abitanti del castello presentarono nel 19673 al “massaro” del Consiglio un memoriale per la creazione di un luogo idoneo a rappresentare commedie, dato che fino a quel momento i virtuosi si erano esibiti soltanto presso residenze di mecenati. In seguito, la domanda dei membri dell’Accademia fu accolta e una struttura in legno fu montata al primo piano dell’ex palazzo comunale, ma ben presto dimostrò i suoi segni di deterioramento e inadeguatezza. Gli Accademici offrirono di risanarla a loro spese in cambio dell’esclusivo uso e nel 1726 l’accordo con il Comune fu ratificato. Furono contattati l’architetto Ferdinando Galli Bibiena e il suo allievo Giacomo Monari, che progettarono il teatro. Nel 1729 vi furono rappresentazioni per carnevale, mentre nel 1758 iniziarono le messe in scena delle commedie di Goldoni, mentre il successivo anno l’Accademia chiamò il pittore Angelo Sarti a fornire delle nuove scene. Il teatro divenne un luogo di divertimento e trattenimento mondano, con feste private e da ballo, marionettisti, burattinai e compagnie teatrali, ma quando le soppressioni napoleoniche cancellarono l’Accademia, il teatro si trovò in una condizione precaria; fu risanato un’ultima volta nel 1859, ma poi fu deciso di demolirlo nel 1866.
Due progetti per la costruzione di un nuovo teatro furono presi in esame: uno di Antonio Cipolla e uno di Luigi Ceschi, ma quest’ultimo fu scartato. Tale progetto consisteva nella costruzione di tre ordini di gallerie aperte e sovrapposte alla francese che privavano i palchettisti di quella intimità tipica dei teatri di tradizione italiana in caso non compromettessero una buona visibilità e acustica. A Fortunato Lodi si affidò il compito di redigere un nuovo progetto architettonico, presentato poi tra il 1870 ed il 1871. Si decise, per volere di Lodi, di costruire il teatro sul corso principale invece della residenza municipale, per creare così un edificio autonomo. Tuttavia, anche questo progetto venne accantonato; poiché molto dispendioso nonostante minuzioso ed assai pregevole.
L’ingegnere Antonio Giordani di Cento presentò nel 1874 un progetto più semplice e meno costoso, con cavea a forma di ferro di cavallo ed eliminando la galleria sopra i palchetti per maggiore spazio, che raccolse il consenso sia dell’Amministrazione Comunale che dei palchettisti. Venne invitato a far parte della commissione anche Gaetano Lodi, che ebbe la responsabilità della decorazione interna. Egli era un abile ornatista conosciuto a livello internazionale, infatti aveva lavorato a Parigi alle decorazioni del foyer dell’Opera e al Cairo nel palazzo del kedivé. Non solo, ma egli godeva di gran prestigio e di influenti appoggi. Infatti, gli furono consentite modifiche sostanziali al progetto scelto, senza dimenticare ovviamente dell’ideazione di Fortunato Lodi, per eliminare così l’aspetto modesto del progetto creato da Giordani.
Innanzitutto, la facciata del teatro è d’impianto classico, elegante ed equilibrato, ed è costituito in basso da un porticato a quattro archi a tutto sesto, i quali si separano grazie a lesene con capitelli corinzi e, infine, due pilastri decorati in alto da triglifi chiudono lateralmente la struttura. Inoltre, il porticato si separa dal primo piano grazie ad ana cornice con modanature a fasce, dove situano quattro finestre con arco a tutto sesto e balaustrata, contornate da una cornicetta dentellata. Per non dimenticare una cornice ionica aggettante che chiude infine la facciata. Invece, per quanto riguarda la decorazione interna, ancora esistente, vi è una rutilante composizione floreale in stile orientaleggiante, che debordò, a mazzi e a serti invase i palchi, nelle sale del foyer, con un immenso risultato nel plafond della sala, ottenendo così un meraviglioso effetto finale. Tuttora esistente e in loco, il sipario è opera di Raffaele Faccioli, il quale lo concepì come un antico arazzo, rappresentante Marcello Malpighi alla corte del granduca Ferdinando II di Toscana e, la cui scena è incorniciata da un ricco ornamento contenente i ritratti d’illustri Crevalcoresi. Non è ottimale lo stato di conservazione del manufatto poiché non è teso adeguatamente e, inoltre, presenta una lacerazione, che rende necessario un intervento. Il teatro fu inaugurato nel 1881 con Il Trovatore di Verdi e divenne un luogo per rappresentazioni liriche, conferenze e manifestazioni politiche e sociali, ad esempio nel 1906 grazie alla gestione socialista dell’epoca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu trasformato in ospedale da campo dai tedeschi e subì gravi danni. Di fatto, molti arredi furono dispersi. In seguito, ospitò feste danzanti e spettacoli di vario genere, ma fu chiuso per inagibilità negli anni Cinquanta. Nel dopoguerra, dopo un intervento di restauro, l’attività teatrale riprese. Attualmente, il teatro è in attesa di lavori di adeguamento a causa delle nuove norme di sicurezza. La Biblioteca Comunale, ospitata nelle sale del ridotto dal 1967, è stata oggetto di un intervento di recupero a partire dal 2001 per opera dell’architetto Antonella Mantarro. Da poco conclusosi, il restauro, in tre stralci successivi, ha interessato il solaio e le pavimentazioni, fasi in cui si è trattato in poche parole d’un intervento statico; sono stati di fatto gli impianti ad essere ricostruiti e solo nella terza ed ultima fase si è proceduto alla pulizia e al restauro completo delle decorazioni, in seguito ad un adeguato consolidamento dell’arellato dei soffitti, il quale mostrava in più punti drammatiche bombature. Il foyer, restaurato e reso fruibile al pubblico nel 2004, presenta ancora le decorazioni di Gaetano Lodi.

Teatro Comunale
Via Giacomo Matteotti, 110, 40014 Crevalcore BO, Italia
Sito Web

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