Salta il menu
Idea Viaggio

Gran Paradiso Experience: tre giorni nel Parco Nazionale del Gran Paradiso

Un percorso dal fondovalle del Canavese, attraverso antichi luoghi di culto, fino alle cime del Gran Paradiso.

6 minuti

La natura dà spettacolo nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, il più antico parco nazionale d’Italia, con la rilassante magnificenza delle sue montagne e dei suoi laghetti d’alta quota. Per conquistare un posto in prima fila, si può passare attraverso la parte più occidentale del Canavese, dove merita una sosta un importante luogo di fede. Poi, saranno villaggi ad alta quota, vallate selvagge, grandi montagne coperte da nevi perenni. Una natura straordinaria e una fauna ricchissima. E poi ancora pianori in declivio e fiumi a tratti duri e a tratti sereni offrono le molte suggestioni crepuscolari del Canavese. Una gioia per gli occhi e per l’anima. 

San Benigno Canavese: viaggio nell’abbazia millenaria tra mosaici medievali e architettura barocca

San Benigno Canavese: viaggio nell’abbazia millenaria tra mosaici medievali e architettura barocca

Il percorso parte dall’Aeroporto di Caselle e attraversa la pianura canavesana giungendo prima a Leinì e Volpiano che, con le loro zone industriali intervallate a laboratori di alta artigianalità permettono di ben comprendere l’anima produttiva del Canavese, e poi, superando il torrente Malone, a San Benigno Canavese, abitato sorto nei pressi della medievale Abbazia di Fruttuaria, fondata nel 1003 dal benedettino Guglielmo da Volpiano. Le forme attuali della chiesa abbaziale sono barocche risalenti alla ricostruzione del 1770, su progetto di Bernardo Antonio Vittone. Durante i lavori di ristrutturazione sono emerse parti della chiesa originaria visitabili attraverso un percorso museale: i notevoli mosaici pavimentali (XII secolo) raffigurano coppie di animali fantastici ed elaborate decorazioni geometriche e fitomorfe.
Il percorso prosegue con lunghi rettilinei nella pianura canavesana con belle viste sulle Alpi per poi giungere, sulla sponda destra dell’Orco, a Rivarolo Canavese seconda tappa di questa prima giornata. 

Rivarolo Canavese: tra arte gotica, motori storici e castelli nel verde

Rivarolo Canavese: tra arte gotica, motori storici e castelli nel verde

Sulla sponda destra dell’Orco, il luogo (m 304, ab. 12 000 circa) conserva affreschi attribuiti a Giovanni Martino Spanzotti (Adorazione del Bambino, XV-XVI secolo) nella gotica chiesa di S. Francesco. La chiesa di S. Michele* (1759) è opera di Bernardo Antonio Vittone. Il Castello medievale di Malgrà, duecentesco e più volte rimaneggiato nei secoli successivi, conserva all’esterno affreschi del Quattrocento: è visitabile all’interno mentre all’esterno è circondato da un bel parco; spesso il complesso è animato da mostre, spettacoli teatrali, concerti. In un capannone dell’ex cotonificio Valle Susa c’è la Galleria della locomozione storica che espone preziosi esemplari di automobili di ogni epoca.
Si prosegue poi superando il fiume Orco per arrivare, attraversando gli ampi spazi delle campagne con bella vista sulla pianura e sulle montagne, a Castellamonte, terza e ultima tappa della prima giornata di questo itinerario. Scopriremo un raffinato abitato che sorge ai piedi di una collina boscosa, conosciuto in tutta Italia per le sue ceramiche e le eleganti stufe: la locale arte delle ceramiche, infatti, si è prodotta soprattutto nella realizzazione delle famose stufe decorate con gusto e molto efficienti nel funzionamento. 

Castellamonte: borgo medievale con castello, ceramiche e panorami

Castellamonte: borgo medievale con castello, ceramiche e panorami

Fedele alla sua fisionomia di borgo medievale, sulla sponda sinistra dell’Orco, Castellamonte (m 343, ab. 10 000 circa) si sviluppa a semicerchio intorno al colle coronato dal Castello dei Conti di San Martino, presunti discendenti di Arduino d’Ivrea, re d’Italia nel 1002. Dal colle si gode una splendida vista che abbraccia le Valli Soana e dell’Orco, i rilievi e la pianura. Il Castello dei Conti San Martino andò in parte distrutto nel XIV secolo, durante la rivolta dei Tuchini (contadini) e a causa delle invasioni francesi e spagnole; oggi ne restano visibili una porta e alcuni tratti ben conservati delle mura. Il paese è percorso da piccole strade in acciottolato che portano al maniero, sulle quali si affacciano eleganti palazzi del Seicento e del Settecento. Attira l’attenzione la Rotonda Antonelliana, spazio circolare di 66 metri di diametro limitato da alte mura in mattoni rossi e pietre di fiume, quel che resta del grandioso progetto di Alessandro Antonelli (1842): la realizzazione di una gigantesca basilica che avrebbe dovuto essere seconda solo a quella di San Pietro; la monumentale opera fu iniziata ma rimase incompiuta a causa degli esorbitanti oneri economici e furono portate a termine solo le mura perimetrali circolari e parte delle colonne. Su piazza Martiri della Libertà si erge solitario un campanile romanico, un tempo addossato all’antica chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, costruita a metà dell’XI secolo e abbattuta nell’Ottocento: la nuova chiesa, in stile neogotico, sorge laddove avrebbero dovuto essere il presbiterio, il coro, la sagrestia di Antonelli. Sempre di Antonelli è la facciata del palazzo neoclassico che è oggi sede del municipio. Davanti si erge il grande arco di Arnaldo Pomodoro (1995) di 6 metri di raggio, decorato con altorilievi astratti, uno dei simboli della cittadina. Piazza della Repubblica è adornata da un gigantesco monumento alla stufa, opera di Ugo Nespolo. Di belle forme settecentesche, il gentilizio Palazzo dei conti Botton è sede del Museo della Ceramica (denominato un tempo Raccolta civica di Terra Rossa): oltre a reperti risalenti al XVII secolo, qui sono esposte decine di opere donate dagli artisti che ogni anno partecipano alla Mostra della Ceramica, occasione in cui il paese si trasforma in una grande galleria d’arte all’aperto. Nella labirintica Casa Museo Allaira, per tre secoli gli Allaira sono stati protagonisti dell’industria ceramica di Castellamonte, si possono scoprire le meraviglie che si producevano nei loro laboratori, dalle stufe ai pitociu, piccole statuine antropomorfe in terracotta che si posizionavano sui comignoli delle case. Nella frazione Spineto di Castellamonte, in direzione di Cuorgné, presso il Centro Ceramico Fornace Pagliero si visita l’impianto produttivo di inizio Ottocento: nei suoi suggestivi locali si allestiscono con regolarità interessanti esposizioni di scultori italiani e stranieri. Una visita alla cittadina si può concludere con le due chiese barocche del XVIII secolo – San Rocco e San Bernardo. 

Santuario di Belmonte: spiritualità antica e panorami celesti sul Sacro Monte UNESCO

Santuario di Belmonte: spiritualità antica e panorami celesti sul Sacro Monte UNESCO

Da Castellamonte la vista si apre con bei panorami sulle prealpi canavesane e sulle cime innevate delle montagne del Parco Nazionale del Gran Paradiso e, costeggiando il fiume Orco, si giunge a Cuorgnè. Superato l’abitato si percorrono strade particolarmente amate dai ciclisti canavesani che hanno fatto nascere talenti e campioni di caratura internazionale e il percorso si innalza immediatamente inerpicandosi su stretti ma non troppo ripidi tornanti.
Una strada tortuosa abbandona poi quella principale puntando verso il Santuario di Belmonte (m 727), che si staglia sul crinale di una collina con una bella statua di San Francesco d’Assisi con il viso e le braccia aperte rivolti verso il cielo. Gli ultimi tornanti ci portano in cima alla collina da cui si gode un maestoso panorama sul Canavese che spazia dalla pianura alle prealpi e alle Alpi sino a giungere alla lunga linea dritta della Serra d’Ivrea e, più in lontananza, alle colline di Torino con la Basilica di Superga.
Il Santuario è Patrimonio dell’Umanità Unesco insieme agli altri Sacri Monti di Piemonte e Lombardia. I Sacri Monti piemontesi, inoltre, rientrano nel sistema delle Aree protette della Regione Piemonte che provvede alla loro conservazione storico-artistica, alla manutenzione e alla tutela dell’ambiente circostante. Il Santuario di Belmonte, all’interno del complesso devozionale, è il punto di riferimento della spiritualità canavesana, e sorge in posizione panoramica al centro della Riserva Naturale speciale del Sacro Monte di Belmonte, caratterizzata da boschi di caducifoglie, in un’area che, secondo reperti archeologici riportati alla luce a partire dagli anni Cinquanta, era abitata dall’uomo in età preistorica – tra il periodo finale dell’Età del Bronzo e la prima Età del Ferro (XII-XI secolo a.C.) – e in epoca romana, tardo-romana, longobarda. Le sue origini sono molto antiche, nacque per ampliare l’offerta religiosa di un santuario dell’XI secolo, che la leggenda vuole fondato per un voto alla Madonna fatto da re Arduino.
Ritornando sul percorso principale si prosegue su una strada panoramica, chiamata “balconata” dagli abitanti del posto, con bella vista sulle colline del Canavese che digradano verso la pianura per poi giungere a Forno Canavese e a Rivara dove la strada incrocia ville e zone residenziali che si alternano alle industrie del distretto dello stampaggio a caldo e della meccanica pesante. A Forno Canavese è curioso osservare il Mulino Val, un vero e proprio mulino olandese costruito su un’altura che domina il paese dagli anni 60 del Novecento.
Oltrepassata Cuorgné il paesaggio si apre con belle viste sulle montagne delle vallate e con gli amanti del parapendio che scendono sino a sfiorare la strada, per arrivare poi a Pont Canavese (seconda tappa del secondo giorno), che con le sue torri dà idealmente il benvenuto nelle valli del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Ops! C'è stato un problema con la condivisione. Accetta i cookie di profilazione per condividere la pagina.