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Pedalare da Palma di Montechiaro a Caltanissetta

In sella attraverso un entroterra ancora fuori dalle rotte turistiche, ma ricchissimo di risorse: dove i miti letterari s’incrociano con i resti medievali e la cultura gastronomica. Scopriamolo insieme!

3 minuti

È un itinerario dal mood romantico e bucolico quello della seconda tappa del Giro di Sicilia Eolo 2022. Ma attenzione a non farvi ingannare dalle strade larghe, dalle campagne baciate dal sole: sono 152 chilometri che rischiano di mettere a dura prova le gambe di chi non è ancora abbastanza in forma. Colpa, o merito, di un saliscendi che non concede tregua, e allora il consiglio per voi amatori è di spezzare il tracciato e scegliere il tratto che vi è più congeniale, programmando delle soste nei punti di maggiore interesse. Che sono numerosi, come vi raccontiamo in queste righe.

A Palma di Montechiaro, dentro un romanzo

Monastero Benedettino del Santissimo Rosario - Palma di Montechiaro

Il percorso inizia da un luogo che a molti apparirà familiare: Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. L’effetto déjà vu affonda le radici nella letteratura. Si tratta, infatti, del paese fondato nel 1637 da un antenato dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che proprio qui ha ambientato alcune vicende del suo romanzo più celebre, Il Gattopardo, trasposto sul grande schermo da Luchino Visconti. Prima di montare in sella, merita una visita la Chiesa Maria Santissima del Rosario, un gioiello barocco arroccato in cima a una lunga scalinata. Un altro spunto? Al Monastero del Santissimo Rosario le monache benedettine di clausura preparano i Ricci del Gattopardo biscottini di farina di mandorle di cui si parla nel capolavoro della letteratura: perfetti per fare il pieno di zuccheri prima della partenza. Infatti, dopo i primi 30 chilometri pianeggianti lungo la costa meridionale, il tracciato vira verso l’entroterra e diventa sempre più ondulato.

A Mazzarino, dentro una fiction TV

Vista del Castello di Mazzarino all'alba

Lasciati alle spalle un paio di svincoli, ci si trova di fronte alla salita per il paese di Mazzarino, abbarbicato su una collina a 553 metri di altitudine: è il Gran Premio della Montagna, cioè il punto più elevato di questa seconda tappa del Giro di Sicilia Eolo 2022. Anche qui si respira un’atmosfera da fiction, visto che è stato uno dei set della serie La Piovra. Ma questo borgo feudale è molto di più di un’ambientazione da fiction. Sul finire del 1600 era uno dei centri culturali e artistici più vivaci della Sicilia e le tracce di quel periodo sono tutte da ammirare. Parliamo dei numerosi palazzi nobiliari e delle ben 25 chiese, costruite per ospitare tutti gli ordini religiosi del tempo. Un altro luogo da non perdere? U Cannuni, come viene chiamato il Castello Vecchio, una costruzione normanna di cui, in verità, restano in piedi solo alcuni resti, tra cui un’imponente torre che sembra un cannone puntato verso il cielo. Un suggerimento: visitatelo al tramonto, armati di smartphone o macchina fotografica, per un post social acchiappa-like.

A Enna, dentro al passato

Vista panoramica aerea di Enna

Risaliti in sella, vi aspettano altri chilometri di colline, per poi affrontare la salita a Enna, la città arroccata sui Monti Erei. È il capoluogo più alto d’Italia, un dettaglio che non vi sfuggirà quando affronterete la salita: le strade sono asfaltate, ma ci sono picchi del 12-13 per cento, per cui serve un certo allenamento. Una volta conquistato il centro storico, sfruttatelo per una sosta godereccia. Gli spunti non mancano. Potete iniziare in bellezza, con un’escursione alla Torre Pisana del Castello di Lombardia, sull’acropoli dove sorgeva un tempio dedicato a Cerere, dea del grano e delle messi. E finire di gusto, con un pasto a base di zafferano, tartufo siciliano e Piacentinu dop, un formaggio a pasta dura a base di zafferano e profumato con grani di pepe. L’ultima fatica di questo tracciato? La breve salita che porta al traguardo di Caltanissetta. Niente rispetto agli sforzi dei minatori che sotto questa terra dalla metà dell'Ottocento fino a metà del secolo scorso estraevano lo zolfo. A proposito: se vi resta del tempo, a una trentina di chilometri c’è il Museo della miniera di zolfo di Trabia-Tallarita, uno straordinario esempio di archeologia industriale, con percorsi interattivi e didattici, inserito in un contesto naturale di grande bellezza.

 

A cura della redazione di RCS Sport.

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